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 CHIESA DELLO SPIRITO SANTO

 Elaborazioni grafico/digitale di Leonardo Basile

 

 

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Appunti:

Le cronache riportano che la posa della prima pietra per la costruzione della nuova chiesa avvenne il 1mo aprile del 1843 . Il progetto iniziale, un semplice "studio" caldeggiato da D. Luigi Sylos, fu eseguito da Angelo Michele Calia, un giovane studente di architettura, e l'appalto fu assegnato all'imprenditore Vito Antonio Scivicchio di Bari. Ben presto pero' l'inesperienza evidenzio' una serie di errori tali da pregiudicare seriamente il prosieguo dei lavori, data la gia' discutibile scelta del luogo per la edificazione, con la qualita' mediocre di un terreno sabbioso ed inconsistente, inidoneo a reggere le fondazioni del manufatto, che veniva innalzato coi cedevoli materiali reperiti in loco e inadatti a reggere con muri larghi pochi palmi il peso di un pesantissimo previsto cupolone.

La fatalita' volle che appena tre anni dopo l'inizio dei lavori, che gia' segnavano passo per una serie d'inconvenienti e circostanze scriteriate, il Calia venisse prematuramente a mancare. Cosi' lo stesso costruttore in cattive condizioni economiche rinunzio' all'incarico. Pertanto si stabili' accortamente una nuova e piu' esperta direzione lavori che venne affidata nel 1846 all'architetto Luigi Castellucci, che ridisegno' il progetto adeguandolo ai luoghi e con appropriati affidabili materiali, avvalendosi dell'impresa edile di Bitonto dei fratelli Giovanni ed Emanuele Sannicandro del fu Michele, e dei rispettivi figli.

Terminata la chiesa dedicata allo Spirito Santo il 7 novembre 1852, questi ultimi, raccomandati per la loro abilita' ed affidabilita' dallo stesso architetto-progettista, provvidero ad assumere anche l'appalto della costruzione a ridosso del sacro luogo con la canonica ed alcuni locali a Seminario con pertinenze di servizi, da erigersi in due corpi distinti e laterali al Tempio, per creare in tal modo dinanzi alla stessa chiesa uno spazio-sagrato: dalle fondamenta fino al primo piano completamente in attacco dell'anzidetta Chiesa di Santo Spirito giusta il disegno, che ci verra' dato dall'architetto Luigi Castellucci, Direttore dell'opera in parola (che intese progettarli leggermente arretrati e per armonizzarli alla facciata del Tempio dotare ambedue gli accessi con due timpani); tanto stabilito con scrittura a termini di legge firmata il 1mo ottobre 1854 davanti a monsignor Vincenzo Matarozzi, Vescovo di Ruvo e di Bitonto. Dipendenze che, subentrate a completare l'area antistante al Pio Luogo con accurato studio estetico, seppur utili nella loro funzione, nell'ultimo quarantennio del secolo furono oggetto di una serie infinita di contestazioni e sentenze sulla proprieta' del suolo ed il possesso fra Curia e Demanio, trascinatesi sino al 1894.

La chiesa, nella sua struttura compatta a parallelepipedo longitudinali, assume una configurazione di croce commessa ribaltata, qualora si vada a comprendere l'area scoperta avanti il sagrato posto a mezzogiorno, leggermente sopraelevato da due gradini. Nell'insieme descrittivo, a grosse linee, l'impostazione rimarca nella porzione centrale di accesso l'anteriore chiesa di Rutigliano, senza pero' minimamente raggiungere - nonostante l'area qui consentisse ampia adeguata spazialita' - quella raffinata progressione di movimenti superficiali, obbligato com'era l'architetto in questa circostanza a dover erigere un manufatto in economia congiunta all'armonica semplicita' architettonica, inerente al Divin Tempio e in un sito il piu' adatto alla centralita', amenita', ed utilita' degli abitanti del villaggio. Il progetto del Castellucci, rientrando nelle prerogative schematiche ed essenziali, pur dotandosi di superfici di facciata totalmente piane, si movimenta appena con quattro semplici lesene dal pronunciato capitello tuscanico sistemate a rimarcare altrettante angolazioni, due delle quali - quelle centrali - sottolineano una massa mediana di leggero aggetto, dove in asse e sistemato it portale con timpano sorretto da laterali gattoni aggettanti a doppia voluta. Se vogliamo, gia da questi semplici segni e possibile cogliere la firma dell'autore. Le due porzioni laterali, pronunciate unicamente con le lesene verticali, si svuotano con dei nicchioni con funzione portaeffigi, contenenti all'origine due statue lignee modellate a tutto tondo di una cultura artistica d'ignota bottega periferica, dedicate rispettivamente a S. Sabino e S. Donato. La ripartizione orizzontale, oltre la linea di demarcazione della stessa cornice al di sopra dei capitelli e la trabeazione sporgente sovrastante l'epistilio, accoglie al centro un ampio finestrone semicircolare a mezzaluna incorniciato da una breve svasata modanatura in pietra; motivo ripetuto anche sulle facciate laterali, contenuto sul campo del timpano triangolare, al di sopra del quale un incrocio arretrato di bracci a pianta greca sorregge l'ampia cupola centrale su pennacchi, occultata esternamente da un alto tamburo con tettoia cuspidata quadrangolare, alla maniera e in esempio delle coperture delle medievali basiliche benedettine. Il fronte si attacca a terra con uno zoccolo a nastro in pietra levigata che percorre l'edificio per tutto it perimetro. Sempre sul prospetto, lungo la parte sinistra, oltre il cornicione, e sistemato un orologio, con un contenuto campanile a vela a due spioventi, costruito nel 1848 a spese di Giovanbattista Traversa, il cui fratello Francesco, generale borbonico, si prodigo' per ottenere in dono da Ferdinando II una campana fusa con bronzo di cannoni. - dal volume "Luigi Castellucci e l'architettura dell'Ottocento in Terra di Bari", di Cristiano Chieppa, edito da Schena.

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