Comunicato stampa
Finalmente una mostra articolata che consente una corretta visione
della complessità e dell’importanza di Massimo Dolcini nella storia
della grafica e della comunicazione italiana.
Sostenitore di una centralità della realtà periferica, com’erano
negli anni Settanta le Marche, Dolcini si ricavò un ruolo da
protagonista, meglio da apripista, per quella che sarebbe stata
conosciuta come la "grafica di pubblica utilità", la grafica al
servizio degli utenti. Espressione, e frutto, di quel particolare
momento storico e politico vissuto dalle amministrazioni pubbliche
tra il 1971 ed il 1989.
La grande retrospettiva è stata fortemente voluta dalla Fondazione
Gruppo Credito Valtellinese che ha scelto, quale sede espositiva, la
Galleria Carifano a Palazzo Corbelli, diretta da Cristina Quadrio
Curzio e Leo Guerra.
La mostra, per la cura di Mario Piazza, intende proporre una
rilettura critica e storiografica dell’intero excursus dell’attività
professionale di Dolcini, consentendo quindi di inquadrare e far
comprendere ad un ampio pubblico come le opere più note di Dolcini
si siano formate all’interno di un articolato percorso progettuale.
Permette di spaziare con maggiore completezza nell’immaginario del
grafico e capire in profondità il suo pensiero e la sua opera.
L’ambizione è quella di presentare Dolcini nei suoi molteplici
volti: grafico, progettista, fotografo, disegnatore, ceramista,
imprenditore, didatta, gastronomo, operatore culturale, manager,
appassionato uomo civile e artista. Senza tralasciare un aspetto più
privato e personale di Dolcini rappresentato, per esempio, dai
taccuini che lui stesso disegnava per le figlie, presto pubblicati
per la prima volta da Corraini Edizioni.
Dopo gli studi al Corso Superiore di Arte Grafica di Urbino con
Albe
Steiner e Michele Provinciali, viene incaricato della comunicazione
del Comune di Pesaro. Sceglie la strada dell'approccio diretto,
comunicativo, riconoscibile. L’obiettivo è di far “parlare” le
istituzioni con i cittadini, coinvolgendoli nel processo
dell’amministrare la cosa pubblica. Attraverso i suoi manifesti dal
segno inconfondibile, affissi quotidianamente sui muri pesaresi per
vent’anni, la cittadinanza veniva informata capillarmente di ogni
evento di qualche rilevanza sociale, politica, culturale,
urbanistica e sanitaria
“Il suo segno “grasso” procede per intuizioni che paiono semplici,
ma che sono il risultato sintetico di scarti analitici fino ad
arrivare al segno più elementare, che è anche il più narrativo e il
più carico di memorie e “tradizioni” per ognuno di noi” scrive, a
proposito di questa fase del lavoro di Dolcini, Italo Lupi. “Lo
spessore del suo segno prevale sulla tipografia e sul lettering; nei
suoi manifesti i colori si inseguono pastosi per giocare su una
nuova tavolozza: di lontano si sentono gli echi formali certo non
più di Steiner, quanto forse di un Michele Provinciali con la sua
eleganza parmigiana e una contemporanea padana solidità, terragna ed
empirica”.
In quegli anni egli definiva se stesso come “grafico condotto”,
vedendosi come operatore impegnato in prima persona nel progetto
sociale in cui immetteva tutto il suo talento.
Nate per Pesaro e i pesaresi, le sue campagne di pubblica utilità
diventano presto un vero punto di riferimento per la grafica in
Italia, stimolando un dibattito di respiro nazionale sulla
progettazione dell’immagine pubblica e facendo conoscere il lavoro
di Dolcini e del suo studio Fuorischema a livello internazionale.
Il cambio di scenario e il consolidamento dell'economia dei
distretti vedono Dolcini riformulare il suo approccio in una
dimensione più strutturata da “imprenditore”, più vicino alle
esigenze e alle strategie pubblicitarie dei committenti, ma
mantenendo quel filo rosso della qualità del progetto, non più
attuato in prima persona, dalla sua mano, ma con la valorizzazione
di giovani collaboratori, cresciuti nelle sue strutture attraverso
un originale percorso di formazione interna.
Nascono così gli studi – agenzia M&M e Dolcini Associati, compagini
note a livello internazionale per la peculiarità del lavoro
sull’immagine, capace di interpretare, con un’impronta riconoscibile
e di forte impatto culturale, i tempi e le loro trasformazioni.
La favorevole situazione economica e industriale del pesarese lo
aiutò a tradurre in pratica l’idea di una evoluzione della figura di
“artigiano-designer” ad una forma di “impresa della comunicazione",
come lui stesso soleva definirla e dove venisse preservata e
potenziata la qualità del fare e la trasmissione e condivisione
delle conoscenze.
In quest'ottica, negli ultimi anni – come annota Mario Piazza – la
necessità di una riappropriazione diretta da parte di Dolcini delle
tecniche della cultura materiale (illustrazione, tessitura,
ceramica, orto, cucina...) diventa una necessità evidente, che di
fatto affianca pariteticamente la dimensione strettamente
professionale. Non si tratta affatto di divagazioni hobbystiche, ma
la sintesi finale - o il germe iniziale - del percorso professionale
e artistico, questi lavori rappresentano con esiti di grande
originalità la pienezza contemporanea dell’uomo-artigiano alla
Richard Sennett, che ci ricorda come: “le capacità dell’artigiano di
scavare in profondità si situano al polo opposto di una società
moderna che preferisce la superficialità, la formazione veloce.(...)
Il fatto di imparare a svolgere bene un lavoro mette gli individui
in grado di governarsi e dunque di diventare bravi cittadini. Il
lavoro ben fatto è quindi anche un modello di cittadinanza
consapevole. L’attitudine al fare, comune a tutti gli uomini,
insegna a governare noi stessi e a entrare in relazione con altri
cittadini su questo terreno comune.” Parole che Dolcini avrebbe di
certo sottoscritto e approvato.
In occasione della mostra sarà stampato un catalogo edito dalla
Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, con la curatela e un saggio
critico di Mario Piazza e con un ampia mole di materiali, molti
anche inediti, a documentazione dell'attività di grafico, designer e
artista di Massimo Dolcini.
MASSIMO DOLCINI
La grafica per una cittadinanza consapevole.
Galleria Carifano, Palazzo Corbelli
Via Arco d’Augusto 47 – Fano
Durata 3 luglio – 10 settembre 2015
Inaugurazione giovedì 2 luglio ore 19.00
Galleria Carifano – Palazzo Corbelli
Orari e ingressi Galleria Carifano
da martedì a sabato h. 18.30 – 21.30
chiuso domenica e lunedì – INGRESSO LIBERO
Visite guidate (su prenotazione)
e Informazioni al pubblico Paola Gennari
tel. + 39 333 9512 294
Informazioni al pubblico Gallerie Gruppo Credito Valtellinese
tel. +39 02.4800.8015
galleriearte@creval.it - www.creval.it
Ufficio Stampa Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. +39 049.663.499
gestione2@studioesseci.net
Mostra prodotta e organizzata da Fondazione Gruppo Credito
Valtellinese,
a cura di Mario Piaz.
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