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			«Il giocare è una necessità innata e fondamentale del vivere, 
			come del resto dimostra la spontaneità del gioco e il suo ruolo 
			formativo fin dalla prima infanzia» spiega Gherardo Ortalli. 
			«In effetti il giocare pervade ogni aspetto e momento di vita 
			delle società e della loro storia. Ingenuità e complessità del gioco 
			sono elementi che si mescolano in molti modi e una sua espressione 
			particolare, da seguire con attenzione per le sue ricadute sociali, 
			è il combinarsi del gioco col denaro, la puntata, la sorte, la 
			scommessa. In sostanza, il gioco d’azzardo è un aspetto che 
			accompagna la vita delle società da sempre, sia pure in forme 
			diverse e più o meno regolate. 
			 
			D’altra parte è indubbia la pericolosità del gioco d’azzardo per le 
			ricadute pesanti che può avere quando si pratica fuori controllo con 
			forti rischi personali e sociali. L’attualità della ludopatia (la 
			malattia del gioco di denaro) è la prova dei problemi che possono 
			nascere con pesanti conseguenze. Non si deve tuttavia pensare che il 
			problema dell’azzardo sia cosa di oggi. L’invenzione dei dadi come 
			gioco di sorte veniva fatta risalire dalla cultura classica al tempo 
			della guerra di Troia. 
			Da sempre si è cercato di tenere sotto controllo le pratiche 
			dell’azzardo. Gli stati sono intervenuti nei modi più diversi e i 
			metodi attuali, con i poteri pubblici impegnati ad amministrare e 
			controllare le pratiche del gioco di denaro, iniziano nell’Europa 
			del medioevo e durano nei loro presupposti fino a oggi. 
			 
			Ovviamente il gioco di sorte che è alla base del più pericoloso 
			azzardo può esprimersi in molti modi assolutamente non pericolosi e 
			anzi socialmente utili. La tombola natalizia non è certamente un 
			rischio per le comunità, ma il bingo ha avuto bisogno di una 
			normativa, non soltanto fiscale. La lotteria del patronato non è 
			certamente paragonabile alle grandi lotterie statali che mettono in 
			palio milioni, il meccanismo però è lo stesso e questa mostra 
			intende mettere in luce per campioni, con l’esposizione di 
			selezionate testimonianze, come si siano sviluppate le pratiche e 
			come abbia operato il controllo pubblico (e in Italia in 
			particolare) nello sforzo di regolare il gioco di fortuna. 
			 
			Questo ha significato anche vedere come le pubbliche finanze abbiano 
			da sempre ricavato un utile finanziario dal controllo, dalla 
			concessione o dal divieto del gioco. Gli aspetti del problema sono 
			molti. Si pensi, per esempio, a come le quote di denaro che gli 
			organismi pubblici trattengono sulle concessioni e le somme che 
			vengono puntate siano l’unica tassa che il contribuente paga 
			spontaneamente. Le entrate diventano introiti fondamentali sia per i 
			momenti più difficili (per esempio le lotterie in tempi di guerra e 
			patriottiche), ma anche per imprese di pubblico interesse, come nel 
			caso, per esempio, degli introiti del lotto che nella Roma 
			pontificia sono serviti dal Settecento per la bonifica delle Paludi 
			Pontine o per la Fontana di Trevi o per il Palazzo della Consulta 
			(oggi sede della Corte Costituzionale)». 
			 
			Questa grande storia sociale è l’oggetto di una mostra ricca di 
			stimoli, suggestioni, testimonianze, che vuole presentare in modo 
			facile e gradevole la complessità di un fenomeno sempre di 
			straordinario rilievo nella vita delle società e oggi accentuato 
			dagli strumenti attuali del possibile azzardo: dalle lotterie 
			istantanee a quelle via internet, dal gratta e vinci alla roulette 
			televisiva – moderni eredi delle puntate su chi doveva essere eletto 
			alla guida della città o alla funzione pontificia –, fino alla 
			schedina del totocalcio (che oggi pare arcaica), e ad altre pratiche 
			in continua evoluzione. 
			Importanti prestiti arriveranno da collezioni italiane e straniere. 
			 
			Dai Musei Civici di Treviso giunge la grandiosa Estrazione del gioco 
			del lotto in piazza San Marco, capolavoro di Eugenio Bosa. 
			Grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale Collezione Salce 
			saranno esposti alcuni manifesti pubblicitari di inizio Novecento. 
			 
			Documenti e giochi antichi arriveranno dall’archivio della Lotteria 
			Nazionale Belga di Bruxelles così come dalla Collezione Valvassori 
			della Biblioteca Classense di Ravenna, dalla Collezione Alberto 
			Milano, da quella del collezionista bolognese Silvio Berardi, 
			e di studiosi come lo stesso Gherardo Ortalli, Alberto Fiorin e 
			Manfred Zollinger, nonché dalla fabbrica di carte da gioco 
			Dal Negro. 
			 
			«La Fondazione Benetton giunge a questa mostra» 
			afferma il direttore Marco Tamaro «con l’autorevolezza che 
			le deriva da un trentennio di ricerche ad altissimo livello sulla 
			storia del gioco. È dal 1987, ovvero dall’avvio dell’attività della 
			Fondazione – che quest’anno celebra il proprio trentennale –, che 
			sotto la guida del professor Gaetano Cozzi (1922-2001) e del 
			professor Gherardo Ortalli, vengono condotte e pubblicate 
			ricerche sulla storia del gioco. Sul tema la Fondazione pubblica 
			anche “Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco”, una 
			delle più prestigiose riviste e collane scientifiche a livello 
			internazionale». 
			 
			 
			
			Lotterie, lotto, slot machines 
			L’azzardo del sorteggio: storia dei giochi di fortuna 
			Mostra a cura di Gherardo Ortalli. 
			Al progetto e all’organizzazione della mostra collaborano, in 
			particolare, 
			Patrizia Boschiero (coordinamento) e Diana Gentili (gestione spazi 
			espositivi). 
			Per la cura dei contenuti collaborano Alberto Fiorin e, tra gli 
			altri, Silvio Berardi, 
			Thierry Depaulis, Susan Milano, Umberto Padovani, Daniela Poggiali, 
			Manfred Zollinger, 
			oltre ai vari enti prestatori. Allestimento espositivo e grafica: 
			Peter Paul Eberle. 
			 
			La mostra è aperta al pubblico da sabato 18 novembre 2017 a domenica 
			14 gennaio 2018 
			Inaugurazione venerdì 17 novembre 2017 ore 18 
			spazi Bomben, Fondazione Benetton Studi Ricerche 
			via Cornarotta 7, Treviso 
			ingresso libero 
			per informazioni: Fondazione Benetton Studi Ricerche, tel. 0422 
			5121, www.fbsr.it 
			 
  
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