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			 La mostra “Tina Modotti fotografa e rivoluzionaria” è composta da 
			sessanta fotografie provenienti dalla Galerie Bilderwel di Berlino 
			di Reinhard Schultz, che ne è anche il curatore. Obiettivo del 
			progetto espositivo, ideato da Francesca Macera, è quello di 
			ripercorrere le affascinanti vicende biografiche di Tina Modotti, 
			far scoprire la sua grande abilità di fotografa e le passioni che ne 
			condizionarono in maniera determinate l’esistenza, attraverso un 
			percorso che si snoda in sei tappe, che ripercorrono i luoghi, le 
			immagini, gli amici, gli amanti che fecero parte dell’affascinante 
			universo di Tina. Di origini friulane, giovanissima emigrò negli 
			Stati Uniti per poi trasferirsi in Messico, dove partecipò 
			attivamente alla fervida vita culturale e politica che negli anni 
			Venti del Novecento animava il paese. 
 La mostra si apre con la sezione dedicata alle sue origini e alla 
			sua storia familiare. Nata a Udine nel 1896 a cause delle difficili 
			condizioni di vita, a soli diciassette si imbarca su un piroscafo 
			diretta verso la California, dove la attendevano a San Francisco il 
			padre e la sorella. Lì conosce e si innamora del pittore canadese 
			Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo e con lui si trasferisce a Los 
			Angeles.
 
 La seconda sezione documenta la sua breve carriera hollywoodiana, in 
			qualità di attrice del cinema muto. Scritturata per parti da 
			avvenente femme fatale, partecipa a diverse pellicole, tra cui The Tiger's Coat
			del 1920 diretta Roy Clements, unico documento 
			cinematografico superstite della carriera di attrice di Tina Modotti.
 
 Snodo fondamentale del percorso è la terza sezione, relativa alla 
			fotografia, che Tina scoprì grazie all’incontro con il fotografo 
			statunitense Edward Weston, che per molti anni fu suo mentore e con 
			il quale si trasferì in Messico nel 1923 e intrecciò anche una lunga 
			ed appassionata relazione sentimentale. Entrambi influenzati dal 
			costruttivismo europeo e dall’estridentismo messicano, fotografano 
			inizialmente gli stessi soggetti e oggetti, ma già da queste prime 
			prove inizia a delinearsi la visione e la personalità fotografica 
			densa di umanità della Modotti. Ne sono un esempio in mostra 
			Serbatoio n. 1 con i volumi accentuati da prospettive geometriche, o 
			l’ammorbidirsi delle linee nella celebre Calle in cui tutto viene 
			giocato nel contrasto tra luce e ombra.
 
 
  Weston rimane una presenza costante nella vita di Tina, ma l’amore è 
			destinato a finire, quando la sua passione politica la allontana 
			irrimediabilmente dall’estetica formale del fotografo statunitense. 
			Per questo assoluto protagonista della quarta sezione in mostra è il 
			Messico, terra di passioni e tumulti, in cui la giovane Tina trova 
			rifugio, amore e soprattutto ispirazione. Qui si concentra 
			soprattutto sul ritratto e sul soggetto umano, raffigurandolo sempre 
			da un punto di vista inedito con l’obiettivo di evidenziarne la 
			dimensione emotiva. La sua attività di fotografa va di pari passo 
			con il suo impegno politico, umano e sociale e i suoi scatti sono 
			pubblicati dai più importanti giornali del tempo, come Il Machete, 
			organo ufficiale del Partito Comunista Messicano, i cui fondatori 
			sono i pittori Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e Clemente 
			Orozco, che diventano suoi intini amici. 
 Al centro della quinta sezione, dedicata alle passioni che pervasero 
			la sua vita, ci sono le fotografie degli amici, artisti ed 
			intellettuali tra cui anche Frida Kahlo, Julio Antonio Mella, 
			Vittorio Vidali che con la loro presenza animavano le lunghe serate 
			di festa e di dibattito politico ed esistenziale. La tensione 
			politica in Messico è alle stelle a causa dello scontro 
			internazionale tra stalinisti e trotskisti e la stessa Tina videne 
			accusata di aver partecipato prima all’omicidio di Julio Antonio Mella, rivoluzionario cubano con cui visse una breve ed intensa 
			storia d’amore, e poi all’attentato al presidente messicano Pascual 
			Ortiz Rubio. Siamo alla fine degli anni ’30 e, dopo 12 giorni di 
			carcere, viene espulsa dal paese per essersi rifiutata di rinnegare 
			il comunismo. Iniziano così le sue missioni in un’Europa alle soglie 
			della Seconda Guerra Mondiale insieme all’onnipresente Vittorio Vidali, personaggio di spicco del partito comunista.
 
 Il sempre crescente coinvolgimento di Tina nella politica è al 
			centro della sesta e ultima parte del percorso espositivo, un 
			coinvolgimento tale che la porta ad abbandonare la fotografia per 
			dedicare tutte le sue energie all’attivismo, un impegno totalizzante 
			che la spinge per lunghi periodi in Russia, Francia e Spagna, e poi 
			a tornare in Messico, fino alla sua misteriosa morte avvenuta nel 
			gennaio del 1942 a Città del Messico dentro a un taxi che la sta 
			riportando a casa.
 
 A completare il percorso della mostra la proiezione integrale del 
			film The Tiger’s Coat, lungometraggio che vede una giovane e 
			bellissima Tina Modotti nel ruolo di protagonista. Lanciata sui 
			giornali dell'epoca come una bellezza sensuale ed esotica, 
			interpreta il ruolo in maniera personale ed originale concentrandosi 
			sull’espressività del volto, meno smaccata delle altre attrici del 
			muto, dimostrando anche in questo campo la sua assoluta modernità e 
			il suo modo di andare controcorrente.
 
 L’obiettivo di Tina Modotti è stato sempre quello raccontare il 
			mondo e le diverse sfaccettature della vita senza la pretesa di fare 
			arte, ed è proprio questa sua peculiarità che ancora oggi affascina 
			e rende la sua storia umana, artistica e politica ancora attuale e 
			la consacra come una delle maggiori fotografe del Novecento.
 
 
 
  
 Tina Modotti, fotografa e rivoluzionaria 
			a cura di Reinhard Schultz, progetto espositivo ideato da Francesca 
			Macera
 
 13 aprile – 1 settembre 2019
 Inaugurazione 12 aprile ore 18.00
 
 Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi
 Palazzo Bisaccioni, Jesi (AN)
 
				
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			Ultimo 
			aggiornamento:  
			13-10-22
			
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