La mostra ripercorre la storia dell’intenso rapporto
che, dalla fine degli anni Ottanta, Alberto Burri ha
intrattenuto con la città di Ravenna e la sua cultura
storico-artistica. Circa un centinaio di opere
emblematiche delineano un repertorio mai prima d’ora
così vistosamente esibito e qui esposto.
Il MAR - Museo d’Arte della
Città di Ravenna in collaborazione con la Fondazione
Palazzo Albizzini Collezione Burri dal 14 ottobre
2023 al 14 gennaio 2024, nell’ambito dell’VIII
Biennale di Mosaico Contemporaneo, presenta BURRIRAVENNAORO, l’importante mostra del Maestro di
Città di Castello, a cura di Bruno Corà, nella città
in cui Burri, negli anni Ottanta, aveva avviato una
intensa azione pittorica con diversi cicli di opere
ispirate alla storia e alla cultura artistica di
Ravenna. La mostra è realizzata grazie al prezioso
sostegno del Progetto del Ministero del Turismo per
la valorizzazione di Ravenna come città del Mosaico,
della Regione Emilia-Romagna, della Fondazione
Gardini, della Fondazione del Monte di Bologna e
Ravenna e di Romagna Acque Società delle fonti.
Alberto Burri (1915-1995) nato in Umbria a Città di
Castello, dopo la laurea in medicina, conseguita a
Perugia nel 1940, a seguito degli eventi bellici,
fatto prigioniero in Africa dalle truppe inglesi e
consegnato agli alleati statunitensi, trascorre tre
anni in un campo di prigionia in Texas, durante i
quali decide l’abbandono della professione medica e
di dedicarsi totalmente alla pittura. Tornato in
Italia dopo la guerra, nel 1946, dopo un breve
soggiorno nella città natale si reca a Roma dove
avvia il suo noviziato professionale nella pittura.
Sin dal 1946 nella capitale, esordisce con una
pittura di figurazione di cui si fanno garanti
critici i poeti Leonardo Sinisgalli e Libero De
Libero che lo presentano nella galleria La
Margherita, sede romana coinvolta in quella temperie
di stimolanti proposte artistiche all’indomani del
secondo conflitto mondiale.
Dopo un viaggio compiuto nel 1948 a Parigi, Burri
mette a punto un proprio linguaggio rivolgendo un
interesse particolare ai materiali ritenuti
extra-pittorici come il catrame, la pietra pomice,
le colle ed altri.
L’introduzione di tali materiali nella sua pittura
consente all’artista un radicale azzeramento
linguistico e una straordinaria libertà operativa,
spingendolo a concepire una differente dimensione
del colore, recuperato nelle valenze cromatiche già
esistenti nella realtà di quei materiali; il nero
del catrame, il grigio della pietra pomice, l’ocra
delle colle e dei primi tessuti come la juta e i
sacchi riciclati, rammendati e consunti da un
‘vissuto’ che, nella creazione del dipinto, ne
aumenta in modo esponenziale la pregnanza e la
‘presenza’ fisica reale. Ben presto la pittura di
Burri conquista la scena artistica nazionale e
internazionale per la forte carica evocativa e
drammatica del suo linguaggio pittorico,
designandolo come l’”artista della materia”.
Nascono così, dopo i Catrami (1948-49), i Sacchi
(1949-50), i Gobbi (1950), le Combustioni di carte
(1953), ma anche di legni e Plastiche (1957), i
Ferri (1958), i Legni (1958), le Combustioni di
plastiche trasparenti (1962), i Cretti acrovinilici
(1973) e i Cellotex (1952-53), composti lignei
dipinti ad acrilico (dal 1973 al 1993).
Negli anni Novanta a Ravenna Burri avvia una
collaborazione con il Gruppo Ferruzzi che lo porta
alla realizzazione di alcuni cicli pittorici
significativi che egli elabora e denomina in
differenti modi e in stretta relazione con la storia
artistica della città. Con il ciclo S. Vitale
realizza grandi cellotex dipinti ad acrilico di
color nero. A quella serie di grandi opere affianca
la produzione di opere grafiche di pari intensità e
forza cromatica. La mancata realizzazione della
committenza Gardini non gli impedisce di
appassionarsi ad una pittura rievocativa della
grande stagione pittorica dell’arte bizantina,
copiosamente presente in città, nelle chiese e negli
edifici storici decorati a mosaico. Nascono i cicli
dei dipinti Nero e Oro (1993) che si ispirano alla
cultura musiva di alta decorazione fiorita a
Bisanzio e sviluppatasi nella città di Ravenna con
numerosi ammirevoli capolavori dell’arte
bizantino-ravennate.
Tutte queste significative opere, insieme ad alcune
serie scelte di creazioni grafiche, figureranno
negli ambienti dei due piani del MAR in un insieme
mai prima d’ora così vistosamente esibito. Tra le
circa cento opere in mostra figureranno anche
esemplari che hanno consentito a Burri il Premio
Nazionale dei Lincei per l’opera Grafica (1973). In
tal senso, i due ambiti della sua pittura e della
produzione calcografica, integrati alla presenza
della grande scultura rossa, Grande Ferro R (1990),
presso il Palazzo delle Arti e dello sport “Mauro De
André” offrono una fortissima presenza del maestro
tifernate nella città di Ravenna da lui molto amata.
Un’area multimediale inerente alla biografia di
Burri, i progetti e i bozzetti concepiti per la
committenza Gardini ed alcuni filmati che
documentano l’artista al lavoro, insieme al catalogo
della mostra con saggi critici di Bruno Corà,
Francesco Moschini, Roberto Cantagalli e Daniele
Torcellini e documenti delle opere esposte al MAR,
si offrono per la circostanza come strumenti di
informazione e studio dell’opera intera di Burri,
consentendo una più ampia conoscenza di uno dei
massimi artisti europei della seconda metà del XX
secolo.
La mostra sarà aperta al pubblico dal 14 ottobre
2023 al 14 gennaio 2024.
VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo di Ravenna
14 ottobre 2023 – 14 gennaio 2024
BURRIRAVENNAORO
a cura di Bruno Corà
MAR Museo d’Arte della città di Ravenna
14 ottobre 2023 – 14 gennaio 2024
Enti organizzatori
Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura, MAR -
Museo d’Arte della città di Ravenna, Fondazione
Palazzo Albizzini Collezione Burri
MAR - Ufficio relazioni esterne e promozione
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Tel. +39 0544 482775 | 482487
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