Elisa Carovilla, Paolo Ceribelli, Luca Corradi, Anna Dormio, Giorgi & Perfetti, Anna Giuntini, Mimmo Iacopino, Angelo Jelmini, Andrea Meregalli, Fabrizio Molinario, Andrej Mussa, René Pascal
È inizio estate 2021 quando Silvia Franceschi,
founder di Spazio Blue Train e Serena Giorgi di The Kitchen art gallery si
incontrano fortuitamente per la prima volta dal corniciaio di zona dietro al
Naviglio Martesana. La prima, avvocato di formazione da sempre appassionata
d'arte, ha già organizzato e curato mostre, e, approfittando di una tregua
della pandemia, sta organizzando una collettiva nel suo spazio privato sulla
Martesana. L'artista Serena Giorgi ha da poco aperto The Kitchen art gallery,
in pieno Covid, con la doppia missione di luogo del fare e per esporre arte.
L'intesa tra le due è immediata. Da allora hanno sempre collaborato
nell'organizzazione di mostre che intendono soprattutto come espressione del
loro sentire e dei loro valori. Titolo: The Game Se oggi pensiamo al gioco associato all’arte
Bruno Munari è probabilmente una delle prime figure che ci vengono in mente.
“Durante l’infanzia la conoscenza della realtà che ci circonda avviene
istintivamente mediante quelle attività che gli adulti chiamano gioco. (…) Poi
si diventa adulti (…) uno alla volta si chiudono i ricettori sensoriali (…)
usiamo solo la ragione e la parola e ci domandiamo: quanto costa? A cosa serve?
Quanto mi rende? E l’artista si chiede con una certa preoccupazione come sarà l’
‘uomo del futuro’. Forse senza naso e senza orecchi, perché non bada più al
rumore e agli odori…".
Comunicato stampa
Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery, due
spazi di Milano in zona Gorla - Naviglio Martesana,
tornano in duo per presentare dal 6 marzo al 18
aprile 2024 The Game, mostra collettiva, a cura di
Silvia Franceschi, che invita a cimentarsi
sul tema del gioco un gruppo di artisti di diverse
generazioni con tecniche e stili diversi, dalla
fotografia alla pittura, dal lavoro tridimensionale
all’installazione, dalla tecnica mista al collage,
fino al libro d’artista. In mostra opere di:
Elisa Carovilla, Paolo Ceribelli, Luca Corradi, Anna
Dormio, Giorgi & Perfetti, Anna Giuntini, Mimmo
Iacopino, Angelo Jelmini, Andrea Meregalli, Fabrizio
Molinario, Andrej Mussa e René Pascal.
Schiller per primo illustrò che il gioco, come
l’arte, insegna la creatività che è propedeutica
alla costituzione della persona. Per questo, in
mostra, il tema poteva essere interpretato dagli
artisti in senso lato, anche nel suo significato
opposto (“Questo non è un gioco”) affinché ogni
artista, con la propria sensibilità, fosse libero di
interpretarlo seguendo direttrici anche molto
diverse.
Così è stato. In mostra c’è chi cattura il cielo per
poi sparargli; chi, fondendo antiche ceramiche e
moderni giocattoli, conduce lo spettatore nel suo
mondo da Alice nel Paese delle Meraviglie o chi nel
mondo di Heidi con i suoi paesaggi di pastelli a
cera formato figurina; chi attraverso le proprie
perfette composizioni di soldatini colorati o di
armi riesce a depotenziare la guerra trasformandola
in mero gioco; chi partendo da un pensiero di
Enzo Mari ricorda “che la scoperta,
l’invenzione e dunque il gioco sono fondamentali per
la costruzione dell’uomo” e per questo dobbiamo
conservare il gioco dentro di noi; chi col suo
naviglio gremito di omini colorati ricorda che quei
barconi che attraversano il mare non sono un gioco;
chi, immortalando vecchi giocattoli, come l’ormai
archetipico cubo di Rubik, o rivisitando luoghi di
viaggio ove si giocava a nascondino, ricorda come la
nostra memoria possa giocare con noi, regalandoci
d’improvviso immagini, voci, e sensazioni che
credevamo dimenticati; chi gioca con immagini e
parole nei suoi libri d’artista; chi con i suoi
collage di materiali diversi e vecchie fotografie
gioca con la metamorfosi dei ricordi; chi con una
tavolozza di stoffe colorate, metri da sarto, carta
e materiali trovati crea opere in cui magicamente
convivono estremo rigore compositivo e libertà; e
chi, last but not least, ricorda a tutti che
dobbiamo rivendicare a gran voce il nostro diritto
di giocare, a tutte le età, e soprattutto pretendere
che a poter giocare siano i più piccoli. Sempre e
ovunque, anche quando i grandi ottusamente sembrano
giocare alla guerra. Perché il gioco è una cosa
seria, e per giocare bisogna rispettare le regole.
La mostra si dipana in due diversi spazi di Milano,
intimi e pieni di fascino in zona Gorla - Naviglio
Martesana. Due realtà, Spazio Blue Train e The
Kitchen art gallery, che dal 2021 dialogano
organizzando insieme mostre, laboratori ed eventi.
L’inaugurazione di martedì 5 comincerà alle ore
18.00 contemporaneamente nei due spazi.
Artisti: Elisa Carovilla, Paolo Ceribelli, Luca Corradi, Anna Dormio, il duo
Giorgi & Perfetti, Anna Giuntini, Mimmo Iacopino, Angelo Jelmini, Andrea
Meregalli, Fabrizio Molinario, Andrej Mussa, René Pascal.
A cura di: Silvia Franceschi
Luoghi: Spazio Blue Train (Via Fratelli Pozzi, 4 MI) e The Kitchen art gallery
(Via Asiago, 4 MI)
Opening: Martedì 5 marzo dalle 18 alle 21
RSVP: spaziobluetrain@gmail.com
Durata: dal 6 marzo al 18 aprile 2024
Orari di apertura:
presso lo Spazio Blue Train
su appuntamento
presso The Kitchen
Martedì / venerdì:
a.m. su appuntamento / p.m. 15:30-19:00
Sabato: 10:00-12:30
Contatti e info:
Spazio Blue Train
spaziobluetrain@gmail.com
+ 39 338 2167166
www.instagram.com/spazio_blue_train
The Kitchen
thekitchenartgallery@gmail.com
+39 340 6798402
www.instagram.com/thekitchen_artgallery
Ufficio Stampa
Laura Cometa
Lauracometa.press@gmail.com | + 39 327 1778443
Il primo a porre l’accento sull’ intersezione tra gioco e arte pare però sia
stato Schiller. Per il filosofo e scrittore tedesco l’arte, gioco serio al pari
di quello dei bambini, insegna la creatività che è propedeutica alla
costituzione della propria persona.
Sulla serietà del gioco hanno insistito anche Bruno Munari e Enzo Mari, altro
pilastro della creatività italiana. Diceva quest’ultimo a proposito del gioco:
“È una faccenda molto seria. Non serve a passare il tempo, ma a capire il
mondo.”
Munari ricordava, invece, che a chi dubitasse della serietà del gioco sarebbe
bastato per ricredersi osservare dei bambini giocare, perché il loro gioco,
apparentemente libero e spontaneo, è in realtà guidato da regole.
La maggior parte degli studiosi oggi concorda nel ritenere il gioco un'esigenza
biologica innata nell'uomo, ancor prima che un’espressione della cultura umana.
Proprio come l’arte.
Per questo è parso interessante invitare a cimentarsi sul tema del gioco un
gruppo di artisti di diverse generazioni con tecniche e stili diversi, dalla
fotografia alla pittura, dal lavoro tridimensionale all’installazione, dalla
tecnica mista al collage, fino al libro d’artista. Il gioco poteva essere
interpretato in senso lato, anche nel suo significato opposto (“Questo non è un
gioco”) affinché ogni artista, con la propria sensibilità, si sentisse libero di
interpretare il tema seguendo direttrici anche molto diverse.
Così è stato. In mostra c’è chi cattura il cielo per poi sparargli; chi,
fondendo antiche ceramiche e moderni giocattoli, ci conduce nel suo mondo da
Alice nel Paese delle Meraviglie o chi nel mondo di Heidi con i suoi paesaggi di
pastelli a cera formato figurina; chi attraverso le proprie perfette
composizioni di soldatini colorati o di armi riesce a depotenziare la guerra
trasformandola in mero gioco; chi partendo da un pensiero di Enzo Mari ci
ricorda “che la scoperta, l’invenzione e dunque il gioco sono fondamentali per
la costruzione dell’uomo” e per questo dobbiamo conservare il gioco dentro di
noi; chi col suo naviglio gremito di omini colorati ci ricorda che quei barconi
che attraversano il mare non sono un gioco; chi, immortalando vecchi giocattoli,
come l’ormai archetipico cubo di Rubik, o rivisitando luoghi di viaggio ove si
giocava a nascondino, ci ricorda come la nostra memoria possa giocare con noi,
regalandoci d’improvviso immagini, voci, e sensazioni che credevamo dimenticati;
chi gioca con immagini e parole nei suoi libri d’artista; chi con i suoi collage
di materiali diversi e vecchie fotografie gioca con la metamorfosi dei ricordi;
chi con una tavolozza di stoffe colorate, metri da sarto, carta e materiali
trovati crea opere in cui magicamente convivono estremo rigore compositivo e
libertà; e chi, last but not least, ricorda a tutti noi che dobbiamo rivendicare
a gran voce il nostro diritto di giocare, a tutte le età, e soprattutto
pretendere che a poter giocare siano i più piccoli. Sempre e ovunque, anche
quando i grandi ottusamente sembrano giocare alla guerra.
Perché il gioco è una cosa seria, e per giocare bisogna rispettare le regole.