The Game a Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery


Elisa Carovilla, Paolo Ceribelli, Luca Corradi, Anna Dormio, Giorgi & Perfetti, Anna Giuntini, Mimmo Iacopino, Angelo Jelmini, Andrea Meregalli, Fabrizio Molinario, Andrej Mussa, René Pascal

The Game a Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery

dal 6 marzo al 18 aprile 2024


Comunicato stampa

Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery, due spazi di Milano in zona Gorla - Naviglio Martesana, tornano in duo per presentare dal 6 marzo al 18 aprile 2024 The Game, mostra collettiva, a cura di Silvia Franceschi, che invita a cimentarsi sul tema del gioco un gruppo di artisti di diverse generazioni con tecniche e stili diversi, dalla fotografia alla pittura, dal lavoro tridimensionale all’installazione, dalla tecnica mista al collage, fino al libro d’artista. In mostra opere di: Elisa Carovilla, Paolo Ceribelli, Luca Corradi, Anna Dormio, Giorgi & Perfetti, Anna Giuntini, Mimmo Iacopino, Angelo Jelmini, Andrea Meregalli, Fabrizio Molinario, Andrej Mussa e René Pascal.

Schiller per primo illustrò che il gioco, come l’arte, insegna la creatività che è propedeutica alla costituzione della persona. Per questo, in mostra, il tema poteva essere interpretato dagli artisti in senso lato, anche nel suo significato opposto (“Questo non è un gioco”) affinché ogni artista, con la propria sensibilità, fosse libero di interpretarlo seguendo direttrici anche molto diverse.

Così è stato. In mostra c’è chi cattura il cielo per poi sparargli; chi, fondendo antiche ceramiche e moderni giocattoli, conduce lo spettatore nel suo mondo da Alice nel Paese delle Meraviglie o chi nel mondo di Heidi con i suoi paesaggi di pastelli a cera formato figurina; chi attraverso le proprie perfette composizioni di soldatini colorati o di armi riesce a depotenziare la guerra trasformandola in mero gioco; chi partendo da un pensiero di Enzo Mari ricorda “che la scoperta, l’invenzione e dunque il gioco sono fondamentali per la costruzione dell’uomo” e per questo dobbiamo conservare il gioco dentro di noi; chi col suo naviglio gremito di omini colorati ricorda che quei barconi che attraversano il mare non sono un gioco; chi, immortalando vecchi giocattoli, come l’ormai archetipico cubo di Rubik, o rivisitando luoghi di viaggio ove si giocava a nascondino, ricorda come la nostra memoria possa giocare con noi, regalandoci d’improvviso immagini, voci, e sensazioni che credevamo dimenticati; chi gioca con immagini e parole nei suoi libri d’artista; chi con i suoi collage di materiali diversi e vecchie fotografie gioca con la metamorfosi dei ricordi; chi con una tavolozza di stoffe colorate, metri da sarto, carta e materiali trovati crea opere in cui magicamente convivono estremo rigore compositivo e libertà; e chi, last but not least, ricorda a tutti che dobbiamo rivendicare a gran voce il nostro diritto di giocare, a tutte le età, e soprattutto pretendere che a poter giocare siano i più piccoli. Sempre e ovunque, anche quando i grandi ottusamente sembrano giocare alla guerra. Perché il gioco è una cosa seria, e per giocare bisogna rispettare le regole.

La mostra si dipana in due diversi spazi di Milano, intimi e pieni di fascino in zona Gorla - Naviglio Martesana. Due realtà, Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery, che dal 2021 dialogano organizzando insieme mostre, laboratori ed eventi. L’inaugurazione di martedì 5 comincerà alle ore 18.00 contemporaneamente nei due spazi.

È inizio estate 2021 quando Silvia Franceschi, founder di Spazio Blue Train e Serena Giorgi di The Kitchen art gallery si incontrano fortuitamente per la prima volta dal corniciaio di zona dietro al Naviglio Martesana. La prima, avvocato di formazione da sempre appassionata d'arte, ha già organizzato e curato mostre, e, approfittando di una tregua della pandemia, sta organizzando una collettiva nel suo spazio privato sulla Martesana. L'artista Serena Giorgi ha da poco aperto The Kitchen art gallery, in pieno Covid, con la doppia missione di luogo del fare e per esporre arte. L'intesa tra le due è immediata. Da allora hanno sempre collaborato nell'organizzazione di mostre che intendono soprattutto come espressione del loro sentire e dei loro valori.

Titolo: The Game
Artisti: Elisa Carovilla, Paolo Ceribelli, Luca Corradi, Anna Dormio, il duo Giorgi & Perfetti, Anna Giuntini, Mimmo Iacopino, Angelo Jelmini, Andrea Meregalli, Fabrizio Molinario, Andrej Mussa, René Pascal.

A cura di: Silvia Franceschi
Luoghi: Spazio Blue Train (Via Fratelli Pozzi, 4 MI) e The Kitchen art gallery (Via Asiago, 4 MI)


Opening: Martedì 5 marzo dalle 18 alle 21
RSVP: spaziobluetrain@gmail.com

Durata: dal 6 marzo al 18 aprile 2024

Orari di apertura:
presso lo Spazio Blue Train
su appuntamento

presso The Kitchen
Martedì / venerdì:
a.m. su appuntamento / p.m. 15:30-19:00
Sabato: 10:00-12:30

Contatti e info:
Spazio Blue Train
spaziobluetrain@gmail.com
+ 39 338 2167166
www.instagram.com/spazio_blue_train
The Kitchen
thekitchenartgallery@gmail.com
+39 340 6798402
www.instagram.com/thekitchen_artgallery


Ufficio Stampa
Laura Cometa
Lauracometa.press@gmail.com | + 39 327 1778443

Se oggi pensiamo al gioco associato all’arte Bruno Munari è probabilmente una delle prime figure che ci vengono in mente. “Durante l’infanzia la conoscenza della realtà che ci circonda avviene istintivamente mediante quelle attività che gli adulti chiamano gioco. (…) Poi si diventa adulti (…) uno alla volta si chiudono i ricettori sensoriali (…) usiamo solo la ragione e la parola e ci domandiamo: quanto costa? A cosa serve? Quanto mi rende? E l’artista si chiede con una certa preoccupazione come sarà l’ ‘uomo del futuro’. Forse senza naso e senza orecchi, perché non bada più al rumore e agli odori…".

Il primo a porre l’accento sull’ intersezione tra gioco e arte pare però sia stato Schiller. Per il filosofo e scrittore tedesco l’arte, gioco serio al pari di quello dei bambini, insegna la creatività che è propedeutica alla costituzione della propria persona.

Sulla serietà del gioco hanno insistito anche Bruno Munari e Enzo Mari, altro pilastro della creatività italiana. Diceva quest’ultimo a proposito del gioco: “È una faccenda molto seria. Non serve a passare il tempo, ma a capire il mondo.”
Munari ricordava, invece, che a chi dubitasse della serietà del gioco sarebbe bastato per ricredersi osservare dei bambini giocare, perché il loro gioco, apparentemente libero e spontaneo, è in realtà guidato da regole.

La maggior parte degli studiosi oggi concorda nel ritenere il gioco un'esigenza biologica innata nell'uomo, ancor prima che un’espressione della cultura umana. Proprio come l’arte.

Per questo è parso interessante invitare a cimentarsi sul tema del gioco un gruppo di artisti di diverse generazioni con tecniche e stili diversi, dalla fotografia alla pittura, dal lavoro tridimensionale all’installazione, dalla tecnica mista al collage, fino al libro d’artista. Il gioco poteva essere interpretato in senso lato, anche nel suo significato opposto (“Questo non è un gioco”) affinché ogni artista, con la propria sensibilità, si sentisse libero di interpretare il tema seguendo direttrici anche molto diverse.

Così è stato. In mostra c’è chi cattura il cielo per poi sparargli; chi, fondendo antiche ceramiche e moderni giocattoli, ci conduce nel suo mondo da Alice nel Paese delle Meraviglie o chi nel mondo di Heidi con i suoi paesaggi di pastelli a cera formato figurina; chi attraverso le proprie perfette composizioni di soldatini colorati o di armi riesce a depotenziare la guerra trasformandola in mero gioco; chi partendo da un pensiero di Enzo Mari ci ricorda “che la scoperta, l’invenzione e dunque il gioco sono fondamentali per la costruzione dell’uomo” e per questo dobbiamo conservare il gioco dentro di noi; chi col suo naviglio gremito di omini colorati ci ricorda che quei barconi che attraversano il mare non sono un gioco; chi, immortalando vecchi giocattoli, come l’ormai archetipico cubo di Rubik, o rivisitando luoghi di viaggio ove si giocava a nascondino, ci ricorda come la nostra memoria possa giocare con noi, regalandoci d’improvviso immagini, voci, e sensazioni che credevamo dimenticati; chi gioca con immagini e parole nei suoi libri d’artista; chi con i suoi collage di materiali diversi e vecchie fotografie gioca con la metamorfosi dei ricordi; chi con una tavolozza di stoffe colorate, metri da sarto, carta e materiali trovati crea opere in cui magicamente convivono estremo rigore compositivo e libertà; e chi, last but not least, ricorda a tutti noi che dobbiamo rivendicare a gran voce il nostro diritto di giocare, a tutte le età, e soprattutto pretendere che a poter giocare siano i più piccoli. Sempre e ovunque, anche quando i grandi ottusamente sembrano giocare alla guerra.

Perché il gioco è una cosa seria, e per giocare bisogna rispettare le regole.