Mostra di arte contemporanea dedicata alla ricerca dell’artista italiano Roberto Ghezzi, a cura di Mara Predicatori, dal 21 maggio al 6 giugno 2025 presso l’Istituto italiano di Cultura di Copenaghen.
L’Istituto italiano di
Cultura di Copenaghen presenta, mercoledì 21
maggio 2025 alle ore 18,30, una mostra di arte
contemporanea dedicata alla ricerca dell’artista
italiano Roberto Ghezzi dal titolo
GREENLAND BLURRING, Art, Science and ClimateChange
in the Polar Lands a cura di Mara Predicatori.
Un progetto ambizioso, frutto di studi e ricerche
sull’Artico che l’artista porta avanti da diversi
anni, in collaborazione con scienziati del Consiglio
Nazionale delle Ricerche e, in questa occasione, con
il patrocinio di Centro per l’Arte Contemporanea
Palazzo Lucarini Contemporary e il supporto di
Cartiera Magnani Pescia e Phoresta ETS, con
l’obiettivo di indagare la natura e fenomeni
connessi al cambiamento climatico, in chiave
artistica. La personale di Ghezzi all’IIC di
Copenaghen vede la collaborazione di Italia e
Danimarca nella restituzione artistico-scientifica
di un ampio progetto che intende ‘far parlare il
ghiaccio’coinvolgendo più partner nella condivisa
volontà di diffondere e affrontare i temi ambientali
ed ecologici attraverso il filtro poetico e critico,
ad un tempo, dell’arte.
La mostra presenta opere
realizzate da Roberto Ghezzi in due residenze
artistiche, rispettivamente a Tassilaq (Groenlandia,
2022) presso The Red House di Robert Pieroni e
alleIsoleSvalbard (Norvegia, 2023), presso lo
Spitsbergen Artists Center; entrambe le residenze
sono state realizzate in collaborazione con il CNR
ISP (Istituto di Scienze Polari). Il contributo
scientifico dei ricercatori Biagio Di Mauro e
Fabiana Corami ha portato a interessanti
scoperte relative lo scioglimento dei ghiacciai. In
entrambe le esperienze l’artista ha lasciato che
fosse la fusione del ghiaccio a lasciare tracce e
dunque a produrre le sue opere. Nel primo caso
producendo delle cianotipie da dilavamento; nel
secondo un video prodotto dal rimontaggio di girati
prodotti da telecamere trasportate dai rivoli di
ghiaccio in rapido scioglimento. La particolarità
della ricerca dell’artista è quella di produrre
lavori artistici limitando più possibile il proprio
intervento diretto. Egli, infatti, tramite
un’attenta prassi preparatoria, fa in modo che siano
i fenomeni naturali e gli elementi del paesaggio
quali acqua, aria e ghiaccio a lasciare le loro
tracce su supporti di diverso tipo in
sperimentazioni sempre più ardite e rispettose della
voce della natura. La traccia raccolta, non
manipolata dall’artista, si trasforma così in una
sorta di campione o referto analizzabile talvolta
scientificamente per la sua neutralità. GREENLAND BLURRING
| Art, Science and ClimateChange in the Polar Lands | I progetti in
Artico di Roberto Ghezzi Roberto Ghezzi (1978, Cortona, IT). Roberto Ghezzi è un artista da sempre concentrato
sulla rappresentazione del paesaggio e il rapporto uomo-natura. Con le “Naturografie”,
opere che produce facendo in modo che sia la natura stessa a lasciare proprie
tracce (grafia) sulla tela, orienta in modo concettuale la sua ricerca e
istituisce un nuovo e singolare rapporto tra arte e scienza. Infatti, abdicando
parzialmente alla pratica pittorica e lasciando che sia la natura a sedimentare
serie di tracce sulle proprie tele, le sue opere diventano oggettificazioni
della natura capaci di restituire una dimensione estetico-romantica del
paesaggio, ma anche, contemporaneamente, sono il supporto per indagini di
matrice scientifica sullo stato degli ambienti e su fenomeni ambientali ed
ecologici.
A corredo della mostra vi sono inoltre delle
cianotipie di paesaggi che documentano i luoghi
attraversati e taccuini con gli appunti visivi e
diaristici dell’artista. La mostra è l’occasione,
non solo di immergersi nella contemplazione di opere
artistiche di indubbia fascinazione estetica, ma
anche, a partire dalla ricerca di Ghezzi, di
riflettere sul cambiamento climatico in atto e
interrogarci sull’agire umano rispetto a quanto sta
avvenendo.
dal 21 maggio al 6 giugno 2025
inaugurazione 21 maggio 2025 ore 18,30
Orario visite:lunedì 9.30-15 – martedì 12-15 – mercoledì 9.30 -16.00 –
giovedì 9.30 -16.00 venerdì 9.30-12; 14.00-15.00
Sede: Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen
Gjørlingsvej 11, DK 2900 Hellerup – Copenaghen, Danimarca
Tel. +45 39620696- iiccopenaghen@esteri.it
Ente organizzatore: Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen
(Danimarca)
Sponsor tecnico: Cartiera Enrico Magnani Pescia, Phoresta ETS
Communication ManagerAmalia Di Lanno
info@amaliadilanno.com - +39 3337820768
La sua formazione ha avvio all’interno dello studio di scultura di famiglia e si
perfeziona all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Inizia ad esporre negli anni
Novanta e i suoi esordi sono legati alla pittura.
Tutta la sua produzione è fondata sul forte interesse per il paesaggio naturale,
che, agli inizi, egli indaga sia attraverso la rappresentazione pittorica, che
mediante sperimentazioni “sul campo”, a contatto diretto con l’ambiente
naturale. Si tratta di uno studio portato avanti nel corso di un decennio, che,
muovendo da un approccio scientifico di esame approfondito della realtà
organica, assume forma concettuale attraverso la materia.
Nei primi anni 2000 presenta al pubblico opere legate alla suddetta ricerca,
maturata negli anni.
Creazioni inedite, che nascono da studi e sperimentazioni su luoghi naturali,
spesso incontaminati, e il cui titolo Naturografie©ha in sé il concetto fondante
sia del risultato finale, che del processo. Quest’ultimo è parte integrante
dell’opera, in un viaggio all’origine del rapporto tra artista e natura, dove il
supporto è spazio di comunione tra essi. L’artista crea con la natura, ma, al
tempo stesso sovraintende ad ogni fase della creazione: dalla determinazione
delle variabili iniziali, al fattore tempo, fino alla forma finale.
Tra le ultime mostre personali è possibile menzionareThe Mountain’sEyes, Gallery
MCube, Kathmandu, NP (2024); White Fades,a cura di Mara Predicatori, Istituto
Italiano di Cultura di Oslo, NO (2024);Life in mARTS, a cura di
CasermArcheologica, Museo di Storia Naturale di Creta, Heraklion, GR, 2024;Thybris,
a cura di Cristian Porretta e Davide Silvioli, Galleria Nazionale di Arte
Moderna e Contemporanea di Roma, IT (2023);Aquae, a cura di Start Cultura e
EContemporary, Fondaco dei Tedeschi, Venezia, IT (2023); Contemporary Ecosystems,
a cura di Bojana Janeva e Davide Silvioli, Museum of Contemporary Art of Skopje,
NMK (2022);The Writing of Nature, a cura di Inanna Riccardi, SixtyEight Art
Institute, Copenaghen, DK (2022); Naturografie, a cura di Elena Cantori e Monica
Mazzolini, Museo Lapidarium, Novigrad, HR (2021); Naturografie - Il territorio
della bonifica tra arte e scienza, a cura di Elena Cantori e Monica Mazzolini,
Galleria Civica D'Arte Moderna e Contemporanea, San Donà di Piave, IT (2021);
Radici e foglie soltanto, a cura di Michele Dantini e Michela Morelli, Museo
Civico di Palazzo della Penna, Perugia, IT (2021);Patagonia 19.20, a cura di
Laura Aguilera Mendieta, Museo della Fine del Mondo, Ushuaia, ARG (2020);
Naturografie in Tunis, a cura di Gaia Toschi, Museum OceanographicSalammbo and
Ateliers Coteaux, Tunisi, TUN (2018).
Ultime mostre collettive selezionate: Obiettivo 13,a cura di Giacomo Basmaji e
Linda Carello, Villa Manin, Codroipo, IT, (2025);Utopiche Seduzioni, a cura di
Matteo Galbiati e Nadia Stefanel, Fondazione Dino Zoli (2023); Genesi della
Forma, a cura di Davide Silvioli, Palazzo Collicola, Spoleto, IT (2022); Le
latitudini dell'arte, a cura di Virginia Monteverde, Pulchri Studio, Den Haag,
NL (2021); Habitat. Relazioni trasversali, a cura di Collettivo Curatoriale
Luiss Master of Art, Casa delle Letterature, Roma, IT (2019);ResidenzeFondazione
Rocco Guglielmo, a cura di Simona Gavioli e Simona Caramia, Museo MARCA,
Catanzaro, IT (2019); Vanitas Mundi a cura di Philippe Daverio, Palazzo
Visconti, Milano, IT, (2017); La grande bellezza, a cura di Silvia Rossi,
Castello di Obernberg, AT, (2016).
Principali residenze artistiche: The Mountain’seyes, in collaborazione con
Università di Torino, Annapurna Base-Camp, NPL (2024); Life on mArts, in
collaborazione con Museo di Storia Naturale di Creta,Heraklion, GR (2024);
Anadyomene, in collaborazione con SMART,Arcipelago Toscano, IT (2024);The Polar
Stream, in collaborazione con CNR ISP, Isole Svalbard, NO (2023);The Greenland
Project, in collaborazione con CNR ISP, Tasiilaq, GRL (2022); North Macedonia
Project- Art As Nature, Skopjie,NMK (2022); The Writing of Nature, 68 Art
Institute and CasermArcheologica, Copenaghen, DK (2022); Planeta de Origen,
Ushuaia, ARG (2019);Kunstkvarteretartist house, Lofoten Islands - Leknes, NO
(2019); OAW, Tunis and Hergla, TUN (2018); South Africa Project, Blyde River
Canyon and MosselBaai, ZA (2018); Iceland Project, Hofn, Akureyri,IS (2017);
Alaska Project, Talkeetna, McCarthy, AK USA (2015).
Ciò avviene anche per le carte prodotte per The Greenland Project, serie di
opere realizzate dall’autore tentando di fermare su carta il fenomeno della
fusione dei ghiacci delle zone artiche grazie alla rivisitazione del tutto
originale della tecnica cianotipica. L’artista in questo caso ha letteralmente
fatto trascrivere al ghiaccio la propria fusione su carta pretrattata con dei
sali fotosensibili. Riadattando ai propri fini l’antica tecnica fotografica,
l’artista, durante una residenza artistica presso The Red House di Robert Peroni
a Tassilaq (Groenlandia), quotidianamente ha collocato sotto lastre di ghiaccio
artico la carta fotosensibilizzata con sali d’argento e ha fatto in modo che, in
un tempo standard dato, i sali usati venissero dilavati dall’acqua di fusione
del ghiacciaio. La carta è diventata, in sostanza, un rilevatore dello stato e
della velocità di fusione del ghiacciaio. Dove prevalgono i bianchi, infatti,
vuol dire che la superficie compatta del ghiaccio ha impedito la penetrazione
della luce, dove domina il blu, la luce si è fatta largo, il ghiaccio è
diventato prima superficie porosa e spugnosa che lascia aureole di azzurri e
celesti, poi intenso turchese: il ghiaccio si è completamente fuso, la luce ha
dunque impressionato su carta il mutamento di stato della superficie polare.
Così come i paesaggi artici appaiono all’occhio umano come una teoria di forme
bianche ed azzurre che declinano in innumerevoli sfumature e conformazioni il
rapporto tra ghiacci e acque, altrettanto, le diverse carte di Ghezzi, in quel
singolare gioco di bianchi-blu che la tecnica cianotipica produce, sembrano
restituire in un sembiante vagamente astraente la stessa percezione retinica
delle sconfinate superfici della Groenlandia. Eppure non siamo di fronte a un
paesaggio, ma di fronte all’impressione della luce su carta di un segmento di
ghiaccio in disfacimento. Le opere di Roberto Ghezzi sono impronte dirette di un
cambiamento inesorabile in atto. Esse, stigmatizzano, sottoforma di una
apparente veduta paesaggistica, uno dei più temibili fenomeni che minacciano
l’umanità, il cambiamento climatico e i suoi potenziali impliciti esiti.
Le cianotipie polari di Ghezzi come le sue Naturografie, in ultima istanza, sono
opere artistiche e referti che, pur mantenendo una dimensione
estetico-metaforica del tutto autonoma poiché singolarmente prese assumono la
veste di un “paesaggio”, diventano superfici parlanti che possono essere lette
da un punto di vista biologico/scientifico/ecologico. L’artista stesso, sempre
più conscio della dimensione testimoniale del proprio lavoro, ha chiesto a monte
della propria spedizione a Tassilaq la collaborazione del CNR Isp (Istituto di
Scienze Polari), nella persona del Dott. Biagio Di Mauro. Consultandosi e
orientando reciprocamente le proprie pratiche e osservazioni nel periodo di
permanenza e di lavoro dell’artista, Ghezzi e Di Mauro hanno rilevato anomalie e
peculiarità dei tracciati “artistici” prodotti. Tra le carte realizzate emergono
infatti sostanziali differenze cromatiche tra le opere prodotte tra i ghiacci
che presentano un’alga rossa, sempre più presente a quelle latitudini, e quelle
invece che ne sono prive. Il dilavamento nelle prime ha prodotto infatti effetti
cromatici differenti che sembrano testimoniare processi molto più veloci: per
l’effetto albedo, dove c’è l’alga il ghiaccio evidentemente diviene più poroso,
reagisce in modo diverso all’incidenza della luce e le opere evidenziano nelle
più complesse trame di azzurri, nelle costellazioni a piccoli fiordi di
sfumature celesti, una fragilità e una resistenza inferiore alla fusione.
In Norvegia, invece, per The PolarStream, Ghezzi sceglie come supporto
preferenziale la ripresa video. Il suo lavoro, come di consueto, sfugge alle
prassi ordinarie e anche in questo caso non è la sua mano a pilotare telecamere
e macchine fotografiche, ma la natura stessa. Durante la sua
residenza alle Isole Svalbard, supportato tecnicamente dal videomaker Leonardo Mizar, attraverso
droni e zattere galleggianti progettate al fine di sostenere piccole telecamere,
l’artista ha affidato le inquadrature e tempistiche di ripresa al movimento
stesso del ghiaccio durante tutto il “percorso” di fusione, dalla fase solida a
quella liquida. In questo modo le telecamere hanno ripreso direttamente dal
dentro la delicata fase del cambiamento di stato del ghiaccio. Stralci di cielo,
ghiaccio e acqua si fondono e confondono ora in videoriprese da un gusto
vagamento astratto/concrete che, da un lato, conservano una matrice
paesaggistica, ma dall’altro negano la rappresentazione veristica dei luoghi e
dei fenomeni quali siamo abituati a vedere per
restituircene una sorta di extra-visione dall’interno. Della fusione vediamo il processo, la velocità,
gli effetti su una superficie mobile e galleggiante. Assistiamo alla
perentorietà di un movimento sempre più incalzante che denuncia l’anomala
rapidità del fenomeno e diventa, quindi, anche allerta ambientale ed ecologica.
In questo caso ad essere coinvolto è stato il CNR ISP (Istituto di Scienze
Polari) nella persona della dott.ssa Fabiana Corami che sensibile alla capacità
dell’arte di restituire sotto altra veste i fenomeni ambientali e le ricerche
dell’istituto, accompagna e commenta l’operato di Ghezzi in un principio di
reciproco rinforzo e funzionale divulgazione a fini ambientali, conoscitivi ed
ecologici.
Questo bipolarismo intrinseco nelle opere di Ghezzi tra pura arte e pura
scienza, tra una dimensione estetica dell’opera di stampo
informale-astratto-romantica e il suo invece essere contestualmente
manifestazione diretta di fenomeni di natura analizzabili allo spettrogramma
della scienza, rende le Naturografie di Ghezzi seduttivamente ambivalenti e
culturalmente complesse. Esse sono ad un tempo eredi di un certo romanticismo
culturale che si evince nell’atto di rinuncia da parte dell’artista di
rappresentare il paesaggio per propria mano per non tradirne il mistero e la
complessità; ma anche figlie di un positivismo illuminista che demanda al potere
analitico della scienza la possibilità di comprensione dei fenomeni naturali. Le
Naturografie prodotte sia per sedimento naturale, sia per l’impressione
cianografica del dilavamento dei ghiacci in questo ciclo artistico, diventano
hegelianamente una terza via di sintesi in cui poesia e lessico scientifico,
irrazionalità e razionalità, delega e controllo sui fenomeni naturali convivono
e diventano metafora. Metafora di un complesso e eternamente irrisolto rapporto
uomo-natura ove l’uomo si colloca in modo sempre, necessariamente,
ambivalentemente e paradossale come limitato interprete e terrifico fattore
modificante delle cose di natura, ma anche come misero essere in balia
dell’impero assoluto della natura stessa.
Mara Predicatori
(Critica e storica dell’arte)