Dall'otto al 23 ottobre 2012 presso il "Centro Culturale ZeroUno" di Barletta -in Via Enrico Cialdini 8 - si terrà la mostra collettiva d'arte contemporanea patrocinata dalla Fondazione Giuseppe De Nittis "Nel labirinto con i colori", a cura di Anna Soricaro, con gli artisti Roberto Bovi, Stefano Buratto, Davide De Luca e Pier Domenico Magri. |
Un iter in cui passeggiare con i colori dimostrando come solo in apparenza l’astrazione non è chiara e palese, ma in fondo è il risultato di emozioni e sensazioni personalissime. Un viaggio tra musica e colori, alla ricerca dei sensi latenti, dei mondi trasognati e dei perché inspiegabili. Un tripudio di colori, gestualità e corposità: colori fervidi e frizzanti (viola, giallo, verde) lasciati cadere senza costrizione si oppongono a larghe losanghe in bianco e nero che restringono lo sguardo dell’osservatore in cerca di comprensione; gestualità espresse su supporti diversissimi si alternano a corposità briose di colore. Un confronto entusiasmante accompagnato dalla musica jazz che crea un danza con i toni a ritmi inconsueti.
Roberto Bovi è una abile mano poco attenta ai dettagli crea i suoi piccoli capolavori con una naturalezza che gli è insita considerandoli creature da cui mai separarsi. Svincolato dai temi sempre diversi sfrutta ogni gamma di colore per dar vita a creature che non sono mai buone, mai perfette cercando e poi trovando il pretesto per sopprimerle individuando, così, la perfezione in un gesto che deve ancora giungere; un’arte in divenire pregnante di qualità e maestria come pochi. Stefano Buratto trova il proprio iter nell’esattezza delle linee, in realtà l’artista ritrova se stesso e la sua diligenza insita in ogni opera, per questo la gestualità del primo periodo non gli apparteneva, per questo giunge a dipingere quasi con la logica del calcolo. Cercando sempre di evolversi con il fine di progredire, procede senza sapere dove arrivare finchè non approda al punto giusto, solo lì termina la sua creazione di un’opera d’arte.
Davide De Luca è regista di una resa teatrale in cui i toni sono gli attori protagonisti che danzano una musica ignota scrutati continuamente dal loro maestro, perché solo con la loro danza si compie il supremo atto finale. Incorniciando e accordando i colori si concretizza una dissolvenza aggraziata e si palesa una soluzione grandiosa in cui la mano diviene rapida esecutrice di un pensiero acutissimo senza paragoni nella contemporaneità artistica.
Pier Domenico Magri è maestro d’arte che percepisce la pittura come sangue che scorre, linfa vitale con la sola differenza di riuscire ad essere sempre diverso. Un’arte fervida, espressa sempre con toni intensi come il verde, blu, rosso, un boato di energia senza riferimento, perché la totalità di bianchi o neri ritenuti dall’artista ‘non colore’, non sono idonei ad esprimersi, solo le sfumature e i toni rendono viva la trattazione, sfiorano la sensibilità dell’osservatore. I numeri indicano la sequenza delle creazioni perché individuare dei titoli vorrebbe dire prendere in giro l’osservatore. |