Antonio Lanotte

  

Antonio Lanotte è nato il 28 aprile del 1949 a Barletta, dove attualmente lavora in una personale bottega artistica in cui si possono ammirare le sue innumerevoli opere. Quello che ha imparato (e che continua a fare) dai maestri e dai libri è come un mezzo di trasporto dal quale a fine corsa si deve scendere per proseguire il proprio cammino a piedi.
Con questo spirito ha iniziato a disegnare e dipingere per piazze e strade italiane ed europee, intraprendendo il suo cammino artistico come ritrattista.

La sua bottega d'arte è a Barletta (BAT) in Via Canne 85/a . Il suo recapito telefonico è lo 347 864 8930 Sul suo sito web troverete testimonianza della sua interessante (ma me lo si consenti.... INTRIGANTE) arte: http://www.antoniolanotte.it/

 

Recensione a cura di Gaetano Cristino

La figurazione fantastica e surreale di Antonio Lanotte.

La figurazione di Antonio Lanotte si muove nell’ambito di quella pittura fantastica e surreale che pur prendendo le distanze dalla riproposizione del reale “tale e quale” tuttavia riesce, in maniera efficace e potente, ad esprimere pensieri ed a riflettere proprio sul “reale”, ossia sulle tragedie e le paure che assillano il mondo contemporaneo, da quelle sociali a quelle individuali, facendo leva sulla forza persuasiva e coinvolgente delle forme dell’immaginazione, del sogno e del’ironia.

Il linguaggio pittorico di cui l’artista barlettano si avvale per trasporre sulla tela i suoi racconti fantastici e le sue meditazioni è quel melange optique, caro a Georges Seurat e poi a Paul Signac, che consentì di raffinare e portare fino in fondo le soluzioni date dagli impressionisti al problema della luminosità cromatica.

Com'è è noto, l’eliminazione della cosiddetta sintesi sottrattiva, che quasi spegneva i valori timbrici del colore, fu ottenuta da Seurat mettendo in atto il principio del ‘contrasto simultaneo’. Accostando tra loro colori complementari o colori primari, attraverso la tecnica del pointillisme, si riesce ad ottenere una maggiore luminosità degli stessi o addirittura si riesce ad ottenere un colore diverso proprio attraverso la mescolanza ottica anziché quella dei pigmenti dei colori. Ovviamente la distanza dell’osservatore dal dipinto ha un ruolo fondamentale in questo processo ed anche la caratteristica della pennellata, tonda o piatta, a puntini piccoli o più grandi, svolge un ruolo, e questo rende in certo senso dinamica la rappresentazione.

Questa tecnica consente a Lanotte di modulare gli effetti cromatici a seconda delle esigenze espressive, delle atmosfere e dei valori simbolici attibuiti alle sue rappresentazioni, che vanno dal tragico all'ironica castigazione di atteggiamenti mentali fino alla critica del potere delle convezioni sociali più ipocrite. Per parlare solo di alcune delle problematiche cui Lanotte dà voce nei suoi dipinti, pensate a un quadro che l'artista ha intitolato Chernobyl. E' un dipinto in cui sono i valori formali e cromatici congiunti ad una originale e surreale raffigurazione e aggregazione di elementi ad esplicitare non solo il senso di quel che è avvenuto in Ucraina ma il precipizio dell'olocausto nucleare su cui l'umanità è in bilico. Un precipizio che contempla non tanto e non solo la distruzione della natura, ma l'esistenza stessa del genere umano, quasi che l'uomo, apprendista stregone, non riesca più a dominare le forze immani che ha evocato con il progresso scientifico. Sicché Lanotte dipinge un arcobaleno la cui striscia rossa si frantuma, colando sulla terra quasi pianto di sangue. La natura, la bellezza della natura è violata, è violata la sua intima struttura, rappresentata dall'arco cromatico dei colori dell'iride ravvisati dal Sole, ma la sua ferita si riflette sulla vita umana: in corrispondenza con l'arcobaleno un girotondo di bambini, elegante con la danza di Matisse, viene infatti interrotto. Sicuramente il riferimento è all'infanzia negata dei tanti bambini colpiti dalle radiazioni in quella tragica circostanza, ma le immagini hanno un più alto valore simbolico che supera lo stesso avvenimento per farci riflettere sui destini del mondo.

Le immagini surreali, inventate dalla fantasia creatrice dell'artista, così rigorose nel loro impianto formale e nitide nei colori, riescono così ad emozionarci e ci costringono ad evocare interrogativi profondi. E che altro ruolo può avere un artista se non parlare per metafore per catturare la nostra attenzione?
A volte è il particolare che ci cattura, come nell'opera Ci penso io (in realtà il titolo è in dialetto menighino, Ghe penso mi). Un personaggio a tre quarti di figura tira i fili di un siparietto di marionette. Non sa il presuntuoso che anche lui è manovrato da un altro puparo. Dalle sue spalle emergono, infatti fili che sono tirati dall'alto. Chi manovra chi? E' l'eterno problema di libertà e del rispetto per l'altro, che non può essere considerato nostra pedina ma invece, compartecipe delle decisioni.

Altre tematiche sono quelle terribili dei migranti o del velo che copre la realtà delle cose, ma quel che qui conta dire è che Antonio Lanotte riesce, a volte anche con citazioni colte, come quell'angelo con forbici che ricorda l'eleganza e lo slancio della cavallerizza del Circo di Seurat, riesce dicevo, a costruire situazioni fantastiche e suggestive che si rivolgono a noi quasi come fossero rebus, invitandoci a decifrarlo, a dipanarne i contenuti andando oltre lo stupore per la bella forma e gli equilibri cromatici. Gaetano Cristino
 

Opere pittoriche di Antonio Lanotte

Ghe Pensi Mi (olio su tela 80x61)

Attenzione al Cane (olio su tela 122 x 61)

Porta Marina - Dogana (olio su tela 52x86)