TESTIMONIANZE
"(...) Il linguaggio pittorico di Bruno Pippa è bene aderente ai
suoi contenuti, è coltivato ed esperto. Sul suo fondo coloristico veneto egli
inserisce quello che gli si attaglia delle sue recenti esperienze
dell'espressionismo esistenzialistico, e sono anche evidenti alcune affinità con
Bacon, un pittore che ha oggi una rispondenza molto viva in temperamenti tra i
più diversi. Anche certo realismo nostrano e nordamericano, come certo
cinematografo suggeriscono qualcosa a Pippa; così come, per la materia e il
tessuto pittorico, egli rileva alcuni contributi del non figurativo. Ma in lui è
sempre presente una autentica individualità di pittore, che assimila ciò che
capta e lo trasforma, rendendolo così legittimamente proprio. Ne risulta perciò
un modo di esprimersi individuale, contrassegnato, mi pare, da una forte carica
drammatica, che a scabri e rudi accenti pittorici mescola tuttavia inattesi
intenerimenti e dissimulate preziosità.(...)" - Mario Lepore, 1963
"(...) Erotismo e violenza: questi i due temi trattati da Bruno
Pippa (...). La resa pittorica è orrida, agghiacciante, con un
realismo-espressionismo che si avvale di effetti il più possibile crudi, tipici
della nuova figurazione milanese. Siamo all'incirca nell'arco tra Vespignani e
Cremonini; ma si inseriscono anche spunti goyeschi, e spuntano qua e là
reminescenze di pittura classica. I corpi deformati fino al mostruoso si
stagliano con icastica violenza entro fondi grigi, lattiginosi o addirittura
argentei, in un clima da incubo kafkiano.
Pippa vuole evidentemente rendere la degradazione bestiale dei sentimenti
dell'uomo d'oggi, l'abbassarsi dell'istinto a livelli meno che animaleschi: non
c'è un barlume di pietà. L'assunto può essere discutibile, ma è indubbio che
l'artista riesce ad esprimerlo in maniera magistrale.(...)" - Paolo Rizzi,
1965
"(...) Figure apparentemente piene di forza ma dove, in realtà,
l'anatomia diventa modo per mettere in risalto il vuoto, la cieca, ottusa
sostanza di questi personaggi. Qualcosa che può anche ricordare certe immagini
del primissimo manierismo. Quel franare delle certezze rinascimentali, il nulla,
il penoso interrogativo di quegli anni. Di cui com'è noto, l' Hauser ha per
altro, di recente, sottolineato l'analogia con la nostra presente condizione." -
Francesco Vincitorio, 1971
"(...) Fino al 1973 quello che Bruno Pippa fissa (con l'acutezza
e l'impietosità di uno spillo che immobilizza un insetto) su dei fondi blu notte
e terre d'ombra bruciata è un concetto di tempo esterno dilatato fino al
parossismo. Nel 1974 questa "suspense" drammatica si risolve non in una
esplosione di corpi come in Velickovich, ma piuttosto in una insolita
"implosione". Essa pervade e lascia toraci intatti, bocche semiaperte su un
bagliore di denti, setti nasali semi-cancellati da un cerotto. I corpi si
strutturano in una tensione che è contemporaneamente abbandono, gli oggetti sono
se stessi e altra cosa. Per proporre questo "insolito" Bruno Pippa si serve di
ciò che insolito non è. E quello che ci suggerisce è semplice, essenziale. Egli
dice che questo "oggetto naturale" (il cane, la lampada, l'uomo con la
canottiera, la donna con i guanti di gomma ecc.), tutto ciò che noi siamo
condizionati a considerare come acquisito, necessario, definitivo (l'uomo di
quella donna, la donna di quell'uomo, il bambino di questa coppia, la loro
quotidianità) non è più tale. I gesti dei personaggi sono delle pose che si
rivelano precarie, come nella "Bambina che cade dalla sedia" e nel "Piccolo cane
che gioca", o inconseguenti, come nel "Corpo femminile" in cui la figura è colta
in un movimento privo di finalità e il drappo su cui è adagiata è mosso da una
causalità apparente. Nulla conduce a una conclusione condizionata e scontata e
l'ingannevole irrazionalità delle situazioni ci rimanda a una razionalità di una
dimensione "diversa". Bruno Pippa dice che tutto va rivisto con occhio
"diverso", vissuto in modo "diverso" in un tempo "diverso".(...) - Maro
Coughlin , dicembre 1974
"Il primo incontro con i dipinti di Pippa è sempre ostico come se l'immagine
respingesse lo sguardo e l'emozione. Qualcosa di intoccabile, di impenetrabile,
almeno a prima vista, costituisce l'aspetto tipico di questi riquadri di
pittura. In realtà, questi dipinti sono spogli di molti attributi suadenti,
propri di tanta altra pittura neo-iconica (per esempio, di certi risalti
speculari tipici di qualche esito "iperrealista"), e mancano anche di quel
contenutismo dichiaratamente socio-politico, con tema storico di lotta
classista, che interessa solitamente i pittori idealistici dell'odierno
"realismo". Se mai, il gran tema e problema di cui Pippa si rivela compenetrato,
è inerente al "vedere", al portare in luce nella materia della pittura,
attraverso una certa modalità dell'immagine, la possibilità di una persistenza
delle parvenze, filtrate da una composizione che sappia di tutte le inquietudini
e le crisi del presente.(...)" - Elda Fezzi , febbraio 1975)