|    Maria Martinengo condusse un’individuale 
			sperimentazione sulla composizione pittorica, allestendo mostre 
			personali nei maggiori centri artistici nazionali. Negli anni 
			Sessanta e Settanta approfondì gli effetti grafici del segno e della 
			linea, esemplificando la visione, ricca di suggestione emotiva, una 
			caratteristica stilistica che appassionò collezionisti privati e 
			curatori di raccolte pubbliche (Collezione Prete di Roma, Collezione 
			Burchkardt di Zurigo, Galleria d’Arte Moderna di La Spezia, 
			Accademia di Montecatini, Accademia Robur di Foggia). 
			 Scrisse 
			Aurelio 
			T. Prete in una pubblicazione del 1963 edita da ERS Roma : " 
			Validamente poggiata su di una pennellata chiara, sintetica, è la 
			pittura di Maria Martinengo, nata ed operante in Asti. 
 Allieva prediletta di Felice Casorati, ha saputo estrarre dalla 
			magistrale lezione una comcreta maniera che le è oggidì tutta 
			propria. Alleggerite, infatti, le linee di contorno che Casorati amò 
			più che inciisve, talvolta esacerbate, Maria Martinengo dona alle sue 
			opere una levità singolare, non scevra di accorgimenti encomiabili.
 
 Talvolta portata ad una estrazione lineare, la Nostra si giova d'un 
			registro cromatico lieve, appena accennato (e qui l'insegnamento 
			casoratiano), ricco di pastosi bianchi, per ombreggiarlo con tenui 
			viola, primaverili rosa sui quali - come inchiostro su candida carta 
			- imprevedibilmente ci si trova dinanzi ad incisivi neri. Gli è che 
			la Nostra poggia le sue composizioni su di un canovaccio coloristico 
			denso d'effetti, quasi stendesse nervosi fili scuri in un 
			rincorrersi armonioso di linee e contorni, gli stessi sui quali 
			poggia saldamente ogni svariata tematica.
 
 Opere come "Le pere", sintetizzano il nostro dire attraverso un 
			post-cézannismo aggiornato sia nella forma che nella materia, a 
			tutto vanto d'una indiscussa "personalità" della Martinengo. Le 
			stesse "Case" si giovano d'una incisività quasi d'acquaforte e 
			denotano la maestria dell'artista anche nel campo della incisione. 
			Provetta ed appassionata, infatti, Maria Martinengo disserta ben 
			volentieri sia nel campo della mera incisione su rame che in quello 
			su legno. Lo testimoniano le scavate xilografie siccome le ben rese 
			acqueforti.
 
 Di mano sicura, la Nostra - che esula da quanto hanno pur sempre 
			prodotto e producono le artiste di gentil sesso - ricorda la sua 
			natura solo per conferire una femminilità ed una maggiore morbidezza 
			in opere riproducenti figure muliebri o animali domestici. La 
			"Bambina con gattini" testimonia di ciò e lo stesso animale felino 
			più volte campeggiante nei suoi lavori, vale a rammentare la natura 
			gentile dell'Artista.
 
 Eppure la lezione casoratiana c'è, dicevamo, ma smussata d'ogni sua 
			etichetta trascendentale, spolverata di rimando da colature di 
			colore delicato e ben suggestivo nei suoi incontri di tinte con 
			tinte. L'opera "Case con barche" riprodotta in cromia sulla 
			copertina della presente monografia, mostra quanto l'Artista abbia 
			saputo ingentilire il groviglio di linee, quanto ancora abbia saputo 
			rendere attraverso pennellate delicate e allo stesso tempo incisive, 
			quanta accurata selezione abbia essa usata nell'attento dosaggio e 
			nella stessa scelta dei colori impiegati. E' una delle maggiori 
			opere della Nostra eppure vale a riscattare appieno le doti 
			cromatiche di Maria Martinengo per tutte le altre riproduzioni che, 
			purtroppo in bianco e nero, non permettono di osservare la costante 
			e coerente cromia tutta propria dell'Artista.
 
 Passando alla tematica noteremo come la nostra non abbia preferenze 
			di sorta e come invece riesca a toccare tutti i punti dello scibile 
			pittorico sì da produrre figure come paesaggi, nature morte come 
			composizioni varie, ponendo a soggetto principale del quadro la 
			figura umana come un frutto, un animale domestico, un albero. Qui la 
			sua poliedricità, qui ancora da notare la esperienza di mano, questa 
			dote, cioè, che sembra non avere limiti e che pur sempre appare 
			raffreddata da accorgimenti atti a modulare, moderare ogni 
			esuberanza compositiva. Nascono così opere rese con un lirismo 
			cromatico tutto particolare, una dosatura lungi da smargiassate 
			eppure tanto sagacemente convincente. Non v'è considerazione pedante 
			nella scelta dei colori (peraltro sempre liberi e talvolta audaci) 
			eppure tonali restano gli accordi, giammai stridenti gli 
			accostamenti. Non vi è leziosità alcuna nella linea, eppure - nella 
			magistrale trasfigurazione - i soggetti restano figurativi.
 
 Una pittrice che sa il fatto suo, insomma, che ha già varcato 
			traguardi e conseguito vittorie, ma non insuperbisce affatto, chè 
			anzi studia e rinnova, smussa e perfeziona, in sempre continua 
			ascesa, fissa verso mete sempre più alte."
 
			
  Dopo la 
			partecipazione alla Biennale Internazionale di Venezia nel 1949, 
			alle Quadriennali di Roma e di Torino, fu invitata alle rassegne 
			nazionali del secondo dopoguerra conseguendo prestigiosi 
			riconoscimenti critici, tra cui “Premio Marzotto”, “Premio Golfo 
			della Spezia” (1951), “Pittura Italiana Contemporanea” di Parigi ( 
			1957), Mostra internazionale di Ancona (1965), Mostra “ Storia e 
			Uomini d’Italia” di Napoli ( 1965), Premio “C. Carriera” di Brescia 
			(1967), Biennale delle Regioni di Ancona (1967), Mostra 
			Internazionale di Arte Figurativa di Roma ( 1968), II° Rassegna 
			d’Arte Moderna di Stresa (1974). Ha insegnato 
			discipline artistiche negli istituti secondari di Asti.   
				
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			Ultimo 
			aggiornamento:  
			30-01-22
			
			
			
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