| Charles Baudelaire - FIORI DEL MALE
 
 LA BEATRICE
 
 
 In terreni di cenere, calcinati, brulli, un giorno, mentre mi lagnavo 
		con la natura, e, vagando senza meta, aguzzavo lentamente sul cuore la 
		lama del pensiero, vidi, in pieno mezzodì, discendermi sulla testa una 
		nube funebre, gravida di tempesta e d'un branco di demòni viziosi, in 
		tutto simili a nani curiosi e crudeli. Si misero a guardarmi 
		freddamente, e li udii - come fanno i passanti con i pazzi - ridere e 
		bisbigliare fra di sé, scambiandosi cenni e ammicchi.
 "Guardiamola a nostro piacere questa caricatura, quest'ombra di Amleto 
		che ad Amleto si atteggia, lo sguardo vago e i capelli al vento. Non fa 
		pena vedere questo bel tomo, questo pezzente, quest'attorucolo 
		disoccupato, questo buffone che, perché sa sostenere il suo ruolo 
		d'artista, pretende interessare al canto dei suoi dolori le aquile e i 
		grilli, i ruscelli e i fiori, e vuole anche a noi, inventori di queste 
		vecchie storie, declamare urlando le sue tirate pubbliche?"
 
 Avrei voluto (la mia superbia, alta come le montagne, domina i nembi e 
		il grido dei demòni) volgere semplicemente altrove il mio sguardo 
		sovrano, se non avessi veduto in quella turba oscena - delitto che non 
		ha fatto vacillare il sole - la regina del mio cuore dallo sguardo 
		impareggiabile, che con essi rideva della mia cupa angoscia, a tratti 
		gratificandoli di qualche lurida carezza.
   
    
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			Ultimo 
			aggiornamento:  
			13-10-22
			
			
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