Bipersonale di Elena Frazzetto e Francesco Grasso dal 25 maggio al 6 giugno 2024 presso la Galleria 'Arianna Sartori' con la presentazione di Corrado Peligra, a cura di Arianna Sartori.
							
							  
        ARIANNA SARTORI  In campo artistico con sperimentazione si intende 
una ricerca di radicali mutazioni soprattutto formali, raramente una ricerca sì 
di nuove tematiche e forme, ma misurata solo sul lavoro proprio dell’artista, 
non necessariamente legato a interventi di assoluta innovazione. È invece 
quest’ultimo il caso di Elena Frazzetto: la ricerca del nuovo, nel suo caso, è 
da intendere in senso prettamente personale, in un percorso piuttosto solitario 
e libero che, beninteso, non esclude per nulla confronti con correnti e 
posizioni dell’arte contemporanea.  Elena Frazzetto è nata a Catania nel 1957 dove 
vive e lavora.  Francesco Grasso è nato nel 1952 a Catania dove 
vive e lavora. 
							
							
							Alla Galleria Arianna Sartori di Mantova (via 
							Cappello, 17) ritornano gli Artisti Elena 
							Frazzetto e Francesco Grasso con la nuova 
							mostra “Del colore, anzitutto” dove lo scorso anno 
							avevano presentato la mostra “Fantastiche visioni 
							cromatiche” che aveva suscitato interesse da parte 
							del pubblico e della critica.
							La mostra sarà inaugurata Sabato 25 maggio alle ore 
							18.00 alla presenza degli Artisti.
							L’esposizione, presentata da Corrado Peligra 
							e curata da Arianna Sartori, sarà aperta al 
							pubblico fino al 6 giugno 2024 con orario: dal 
							Lunedì al Sabato 10.00-12.30 e 15.30-19.30, chiuso 
							Domenica e Festivi, per informazioni: tel. 
							0376.324260, info@ariannasartori.eu
							
																		
																		
																		
       
        
      
    
		ARTE & OBJECT DESIGN
		MANTOVA - Via Cappello, 17 - Tel. 0376.324260 - info@ariannasartori.eu
		
		Elena Frazzetto - Francesco Grasso
		Del colore, anzitutto
		
		Luogo: Galleria "Arianna Sartori"
		Indirizzo: Mantova - Via Cappello, 17
		Artisti: Elena Frazzetto e Francesco Grasso
		Titolo mostra “Del colore, Anzitutto”
		Mostra a cura di: Arianna Sartori
		Testi di: Corrado Peligra
		
		Inaugurazione: Sabato 25 maggio, ore 18.00 alla presenza degli Artisti
		con presentazione di Corrado Peligra
		
		Date: dal 25 maggio al 6 giugno 2024
		Orario di apertura: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30, 
		chiuso Domenica e Festivi.
		
		Informazioni: Tel. 0376.324260 – info@ariannasartori.eu
        
      
    
L’artista si lascia alle spalle una produzione di tecniche miste ove l’acrilico 
su tela sottosta a carte, tessuti, altri materiali poveri, traspare da esso o vi 
si mescola, con effetti che possono far pensare a posizioni varie del 
contemporaneo quali, per esempio, Carla Accardi o Mimmo Rotella, ma del tutto 
reinterpretate da visioni originali di tecniche e modelli. In maniera un po’ 
spiazzante Elena Frazzetto ritorna invece adesso al quadro ‘tradizionale’: 
fiori, paesaggi e ritratti in acrilici su tela. Ma bisogna intendersi su questo 
ritorno. 
Non ci ingannino i soggetti ‘desueti’: difficile dire se è stato un interesse 
vero dell’artista verso queste tematiche, o se esse siano state vere occasioni 
di ulteriori esperienze pittoriche. Sta di fatto che Elena Frazzetto su piante 
paesaggi e soprattutto ritratti trasferisce quelle evidenze di luce e colore 
che, sia pure con variazioni in qualche modo imposte appunto dalla sua idea di 
sperimentazione, hanno costituito i valori fondamentali della sua opera. Il 
colore è tutto: ascendenti segnici tratti per straordinaria simultaneità da 
varie risorse espressionistiche delegano al colore i valori luministici, quelli 
prospettici e grafici e, in ultima analisi la costruzione stessa delle immagini.
Si veda La modella, acrilico su tela del 2024. Qui le differenze cromatiche 
sfuggono volutamente a ogni senso di ripartizione e, a parte il flebile (e in 
qualche modo obbligato) stacco della figura dal fondo, sono immerse nella 
fluidità della luce e di uno spazio aprospettico, dove distanze e profondità 
assumono un valore prettamente pittorico ed evadono con forza da impulsi 
impressionistici e da referenti di superficie e verosimiglianti. È qui la 
coscienza dell’artista a rifondare la realtà come flusso di luce che fonde e 
valorizza i colori, investendo di espressioni altrimenti impossibili il soggetto 
e il suo spazio. Soggetto e sfondi finiscono così per perdersi in una 
distinzione solo suggerita, puramente occasionale e forse solo pretestuosa. La 
figura femminile è infatti ‘accolta’ in profondità sue, per essa esclusivamente 
inventate attraverso una sorta di magica sottrazione di aria e attraverso 
fusioni di colori che hanno trasgredito ogni definizione grafica, attraverso 
‘prospettive’ che incrociano e scambiano distanze e profondità, espressione 
pressoché diretta dell’anima. 
I colori della figura del resto ‘dialogano’ con quelli del suo spazio, fondano 
sì una differenza, ma tendono a fondersi in uno sguardo profondo della mente, 
che impone una sorta di anteriorità rispetto agli aggiustamenti retinici. Eppure 
la figura non si risolve in astrazioni coloristiche. La pensosità e l’abbandono 
del volto sostenuto dal braccio, la modellazione del corpo resa dalle variazioni 
di luce implicite nei passaggi di colore, la carnalità ora lieve ora pesante 
espressa da un cromatismo sfuggente ma non evasivo, l’accensione del rosso dello 
sfondo elegantemente attenuato dal giallo compongono il quadro di una sensualità 
dibattuta tra naturalezza e artificio, dell’essere qui della donna e, allo 
stesso tempo, dell’esserci stata posta, lì, davanti al pittore che la dipinge e, 
in ultima analisi, davanti a chi guarda. 
Osservazioni, queste, che possono chiarire il senso di questa tappa del cammino 
artistico di Elena Frazzetto: non certamente una regressione (si intende 
rispetto alla sua trascorsa modernità); anzi, una entrata non travolgente ma 
decisa nelle risorse del modernismo espressionistico a trarre segni di una 
coscienza che si muove per eterogeneità e contrari e con le eterogeneità e i 
contrari delle forme e del senso della pittura vuole incontrarsi.
Del resto il ‘problema’ del rapporto tra arte e realtà visibile ancora resiste, 
si complica, diventa a tratti ineludibile a tratti effimero in una 
contemporaneità che stenta a esaurirsi e non trova novità. Tra le altezze di un 
allontanamento dalla realtà e gli abbassamenti (o i coinvolgimenti) verso di 
essa Elena Frazzetto rende implicita la sua posizione. Che non è quella di 
rappresentare pienamente la realtà visibile, e neppure di allontanarsene 
definitivamente, ma di escluderne da essa la superficie e l’eteronomia per 
trarne segni di una differenza estetica, segni di una autonomia dell’arte, 
riflessi di impulsi della coscienza della realtà.
Corrado Peligra
        
      
    
Tuttavia su questo bisogna intendersi. Perché muoversi nell’opera di Francesco 
Grasso significa soprattutto incontrarsi con la dislocazione di tali cose e 
eventi nella profondità virtuale della superficie pittorica, e con le cadenze e 
le fusioni coloristiche, ora squillanti ma talvolta opache, che di tale 
dislocazione escludono un semplice valore grafico e/o geometrico e ne fanno un 
nuovo spazio pittorico, felicemente aperto tra le fatiche e le aporie del 
contemporaneo. 
Ed è questo uno spazio certamente lirico, ma profondamente lirico, in cui le 
proprietà semplici del visibile (finite) rimandano a proprietà complesse dell’io 
(indefinite). In un certo senso c’entra Blanchot: il quadro (il libro-diario cui 
aspirano non poche opere di Grasso) è dato da un fermarsi a esso dell’autore, ma 
porta i segni di un viaggio continuo, inarrestabile: a questi si deve il tipico 
‘incanto’ che le opere di Grasso producono su chi guarda. Forse c’entra pure la 
fisica: suddivisioni del quadro in quadretti, sorta di teche, “pacchetti”, sì, 
ma simboliche di un flusso.
Ma in fondo insistere sul valore simbolico di un’opera pittorica, sul suo 
generare senso rinviando ad altro del visibile, potrebbe essere “ovvio” e 
“ottuso”. Ma nel caso di Francesco Grasso occorre parlarne. Perché tra il 
visibile e le sue possibilità allusive si inserisce un terzo livello, un 
metalinguaggio che, in virtù soprattutto del colore, squillante e/o opaco che 
sia, carica il livello simbolico di una sorta di commento affettivo (tra ironia, 
gioco, nostalgia e quant’altro) nonché di una dilatazione o riduzione del senso 
dei segni.
Si veda, tra l’altro, Il trenino. La casa sull’albero, piccolo acrilico su tela 
del 2020, presente in questa mostra. Qui sono due gli scenari (ma forse 
bisognerebbe parlare di teche, data la profondità), con il più piccolo che si 
sovrappone, come per intervento successivo, all’altro. La sovrapposizione genera 
visibilmente la spezzatura dell’altro, e, sempre visibilmente, una sorta di 
nascondimento di una parte della scena ‘maggiore’.
Da un punto di vista simbolico si rileva facilmente, invece, la fusione delle 
due scene, sorta di metaforizzazione dove la simultaneità si impone su spazi 
diversi, in una cronotopia che niente ha a che fare con l’analisi cubista (o 
qualsiasi altro ‘sistema’) ma crea invece un livello favolistico. 
Se pensiamo anche che i due scenari si arricchiscono di interpretazioni 
‘liriche’ della luce, del colore (i colori esplodono ma entro i limiti grafici) 
e delle distanze (si vedano le profondità aprospettiche entro cui corre il 
trenino), si conferma il metalinguaggio di Francesco Grasso, contemporaneità di 
utilizzazione e commento (in questo caso gioioso e ludico, forse anche ironico) 
delle risorse pittoriche. In tale simultaneità emergono pure tensioni e 
contrasti, tanto grafici quanto coloristici. Ma sono mantenuti nei limiti di una 
leggerezza (Calvino) sempre lirica, che in alcuni casi può declinare 
dall’allegro verso la nostalgia, ma mai verso il dramma. 
Perciò la pittura di Grasso non tende alla visionarietà, né è compatibile con le 
correnti storiche (metafisica, surrealismo, ecc.) che l’hanno celebrata. Perché 
le pur vistose interpretazioni fantasiose (degli oggetti e delle forme) 
escludono le rappresentazioni del sogno o della profondità mentale, e sono 
invece elementi e tappe della memoria e della biografia che non escludono 
oggettività ed esteriorità, anche quando sono investiti dai valori della 
fantasia. 
È l’Io, comunque, che traccia la differenza, ma investendosi delle proprie 
esperienze di forma: investe della propria autonomia umana e artistica 
l’eteronomia necessaria a una comunicazione lineare e discretamente coinvolgente 
della vita e dell’altro. La forma, che in sé non ha finalità, cede sì alla 
‘cronaca’, diviene significante della storia umana dell’artista; ma rimanendo 
sempre forma. Così cose paesaggi ed eventi, immersi come sono nella fluidità 
pittorica, finiscono col perdere la loro oggettualità, e il tempo perde la 
propria linearità di racconto, assumendo quella connotazione sincronica o 
paratattica che è tipica di tutta l’opera di Francesco Grasso, segno di una 
intimità che ha perso esteriori definizioni e, fattosi valore estetico, può 
essere trasmessa felicemente a chi guarda.
Corrado Peligra
        
      
    
Inizia i suoi studi artistici presso il Liceo Artistico Statale di Catania. 
Frequenta i Corsi di Pittura e di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di 
Catania e consegue la laurea Specialistica di Decorazione. Dal 1986 al 2019 ha 
insegnato “Laboratorio di Decorazione Pittorica” e “Discipline Pittoriche” 
presso l’Istituto Statale d’Arte di Siracusa e di Catania e al Liceo Artistico 
Statale M.M. Lazzaro di Catania.Dal 1976 ha tenuto diverse personali e 
partecipato a numerose mostre collettive e rassegne d’arte.
Principali rassegne d’arte dal 2017: 2017, Centrum Latinitatis europae – 
Presidio Arete (APERN) SR - Mostra internazionale di Mail Art. Lidia Pizzo. 
2019, SPLASH! Un tuffo nell’eros a cura di Giorgio Di Genova, Edizioni Premio 
Centro – Comune di Soriano nel Cimino (VT). 2020, XLVII Premio Sulmona Rassegna 
Internazionale d’arte Contemporanea. 2020, Quintetti d’arte a cura di Giorgio Di 
Genova e Carla Guidi. 2021, Venti per Venti – Bella ciao – Mostra Internazionale 
del piccolo formato, curata da Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma, Napoli. 
2022, Artisti per Nuvolari, Casa Museo Sartori – Castel d’Ario (MN). 2023, 
Mostra Personale Fantastiche visioni cromatiche testo di Giuseppe Bacci, 
Galleria Arianna Sartori Mantova.
Bibliografia: 2017, Percorsi d’Arte in Italia 2017, a cura di Giorgio DI Genova, 
Enzo Le Pera, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (CZ). Catalogo Mostra SPLASH! 
Un tuffo nell’eros a cura di Giorgio Di Genova, Edizioni Premio Centro. 2019, 
Giorgio Di Genova, Carla Guidi - Quintetti d’Arte mostre paradigmatiche e 
vetrina dell’invisibilità, Robin Edizioni. 2020, Catalogo Il Quadrivio, XLVII 
Premio Sulmona per “Gaetano Pallozzi”, Rassegna Internazionale D’Arte 
Contemporanea, Hatria Edizioni. 2021, Giorgio Di Genova, Interventi ed erratiche 
esplorazioni sull’arte La dialettica del mestiere di un critico. Tre. Gangemi 
editore. 2022, Artisti Italiani 2022, Catalogo Sartori d’arte moderna e 
contemporanea a cura di Arianna Sartori. Archivio Sartori Editore. 2022, Artisti 
per Nuvolari “130” anniversario della nascita, ottava rassegna, Archivio Sartori 
Editore.2023, Fantastiche Visioni cromatiche. Catalogo Giuseppe Maimone Editore 
        
      
    
Ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte e l’Accademia di Belle Arti di Catania 
nel Corso di Pittura diplomandosi nel 1977. Nel 1975 ha ottenuto il 1° premio 
alla quarta edizione del “Premio Lubiam” di Mantova. La sua prima mostra 
personale è alla New Gallery di Catania nel 1977. Ha insegnato Discipline 
Pittoriche e Laboratorio di Tecniche Murali. Dal 1979 al 2018 è docente presso 
l’Istituto Statale d’Arte di Catania e al Liceo Artistico Statale M.M. Lazzaro 
di Catania. La sua personale ricerca artistica si sviluppa usando la tela pagina 
per il suo “diario pittorico” raccontando gli eventi e le esperienze in una 
sorta di notes autobiografico. Ha partecipato a numerose mostre collettive e 
rassegne d’arte. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.
Mostre personali: 1977, New Gallery Catania. 1979, Galleria Arte centro, 
Messina. 1984, Galleria Arte Club, Diario pittorico, Catania. 1985, Galleria Due 
Ruote, Vicenza. 1985, Galleria Il Poliedro Ezio Pagano Artecontemporanea, 
Bagheria (PA). 1991, Spazio Espositivo Istituto Statale d’arte di Siracusa, 
testo Giovanni Iovane, Catalogo Maimone Editore. 1993, Istituto Statale d’Arte 
Catania, con uno scritto di Manlio Sgalambro, catalogo Maimone Editore. 2000, 
Galleria l’arte club, di Catania. 2007, Galleria L’arte Club, Catania. 2010, 
Palazzo della Cultura Catania, Omaggio alla musica di Battiato – Sgalambro. 
2015, Herborarium Museum, Catania. 2017, Liceo Artistico Statale M.M. Lazzaro 
Catania, Omaggio a Bianca Boemi. 2018, Palazzo della Cultura Catania, mostra 
personale e Pubblicazione del Libro Francesco Grasso Diario Pittorico, 
prefazione di Roberto Fai, Giuseppe Maimone Editore. 2023, Fantastiche visioni 
cromatiche, testo di Giuseppe Bacci. Galleria Arianna Sartori, Mantova. Catalogo 
Giuseppe Maimone Editore.
Mostre collettive dal 2020: 2020, Quintetto d’Arte a cura di Giorgio di Genova e 
Carla Guidi. 2020, BIAS Biennale Internazionale Arte Contemporanea Sacra, 
Loggiato San Bartolomeo, Palermo. 2020, BIAS, Palazzo della Cultura Catania. 
2020, XLVII Premio Sulmona 2020, Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea. 
2021, Venti per Venti – Bella ciao, Mostra Internazionale del piccolo formato, 
curata da Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma, Napoli. 2022, Premio Cimitile 
“Alla ricerca della forma dell’acqua” artisti contemporanei per la salvaguardia 
del pianeta a cura di Giuseppe Bacci. 2022, Artisti per Nuvolari, Casa Museo 
Sartori, Castel d’Ario (MN). 2023, Galleria La Vite Catania. 2023, Premio 
Cimitile XXVIII Edizione a cura di Giuseppe Bacci.