Mio sodalizio con  De Pisis

di Giovanni Comisso (a cura di Nico Naldini per la Neri Pozza Editore, 1993)

"(..) In uno di quei giorni trovandomi a Venezia lo andai a salutare assieme a Carlo Emilio Gadda e a una scrittrice fiorentina entrambi molto curiosi nel vedere la sua casa. Lo trovammo nella lunga sala d'ingresso, ci accolse distrattamente, subito si mise a sedere accanto al suo pappagallo, entrambi erano come impigriti nel loro silenzio. Cercavo di farlo parlare, ma interloquiva stanco, ci disse che l'insonnia lo tormentava. Bruno servì il tè, ma sembrava che quella non fosse più la casa felice di un tempo, questo cameriere, sempre buffo come un piccolo Arlecchino, serviva freddamente come un cameriere d'albergo. Non era possibile imbastire una conversazione, le parole si spezzavano come bicchieri caduti per terra. Infine lo lasciammo, nell'uscire quella scrittrice mi disse: "Mi avevano detto che De Pisis aveva una casa favolosa, con quadri stupendi, con oggetti rari e curiosi, io non ho visto che spregevoli croste e cianfrusaglie da basso rigattiere". Risposi allora a quella scrittrice che se De Pisis avesse parlato, come parlava quando stava bene, allora quelle croste si sarebbero tramutate davanti a noi, subito convinti, in mirabili Piazzetta, incantevoli Guardi, sfolgoranti Veronese, ma egli non ci aveva parlato e tutto era diverso. Era invero sommamente triste e ci si rivelava la sempre tremenda verità che l'aspetto del mondo, sta solo nell'uomo che lo interpreta e se quell'uomo muore, muore anche l'aspetto che egli aveva dato. Quando poi quell'uomo è un artista di alta poesia, allora anche più grande è il vuoto che si crea, se questo artista interrompe la sua evocazione. Ed è così che allo spirito di un epoca ne succede un altro, si determina un'altra epoca e tutto il variare dei secoli.(..)"

 

Un'immagine giovanile di Giovanni Comisso con la copertina del volume "Mio sodalizio con De Pisis" in una libera interpretazione di Leonardo BasileMio sodalizio con De Pisis è il libro che racconta di un'amicizia...forse, «la più grande amicizia del secolo»; è un libro di memorie, scritto con il tono e il ritmo altalenante della tenerezza...quella fra Luigi Filippo Tibertelli de Pisis, pittore, e Giovanni Comisso, scrittore.

In questo libro, attraverso una fitta corrispondenza, Comisso racconta la vita di un artista e amico, getta lo sguardo ai ricordi degli incontri quando insieme, «divini ragazzi», attraversavano Roma e Parigi alla ricerca di nuove ebbrezze e piaceri; e sempre con lo stupore del primo incontro di fronte alla spregiudicatezza ingenua di De Pisis nell’inventarsi e godere «di quella selvaggia e satanica libertà».

Il racconto inizia con gli anni degli incontri a Roma, quando De Pisis comincia a dipingere per giustificare come studio l’alcova dove invita i ragazzi; e attraversa gli anni di Parigi, «le inaudite meraviglie» gustate insieme con il successo artistico e mondano: «Tutta la città sembrava creata per lui, per la sua libertà e il suo gusto di pittore… La sua mano si era fatta libera e audace alla pari con la sua vita». Sono gli anni migliori per De Pisis e per la loro amicizia.

Con la sua incantevole scioltezza verbale, Comisso compone un racconto che ha lo stile della pittura di De Pisis, leggero, distratto e goloso, come ha scritto Parise, senza la minima tensione o forzatura, nello stesso italiano dolce e luminoso di Delfini, Penna e dello stesso Parise.

E questa stessa dolcezza, che è poi tenerezza per la vita, lo assiste anche nel racconto degli ultimi tragici anni dell’amico, segnati dalla malattia e dalla reclusione in clinica: «nel corridoio i nostri passi andavano concordi come quando si andava prepotenti e felici per le strade di Parigi e Cortina»; e giunge ad accoglierci tutti nel pensiero finale: «noi siamo soltanto magnifiche onde in attesa sempre di disfarci nel crollo».


 

Giovanni Comisso
(Treviso 1895-1969) scrittore italiano. Affascinato dalle esperienze più diverse (fu commerciante, mercante d’arte, libraio, avvocato) e soprattutto dalla libera vita di mare, espresse le sue qualità poetiche nei racconti, nei libri di ricordi e nelle corrispondenze giornalistiche, più che nei romanzi. La sua produzione narrativa va da Il porto dell’amore (1925), ristampato nel 1928 col titolo Al vento dell’Adriatico, a Gente di mare (1928), ai racconti di Un gatto attraversa la strada (1955, premio Strega), a Attraverso il tempo (1968) e ai postumi Diario 1951-1964 (1969) e Il sereno dopo la nebbia (1974). Tra i saggi, Capricci italiani (1952), Mio sodalizio con De Pisis (1954) e La virtù leggendaria (1957). C. fu scrittore d’istinto, che consegnò alla pagina l’esperienza di una vita trascorsa.

 

Al Museo del Novecento di Milano la grande retrospettiva dedicata a Filippo de Pisis.
Aperta al pubblico dal 4 ottobre al 1° marzo 2020, l’esposizione, curata da Pier Giovanni Castagnoli con Danka Giacon, conservatrice del Museo del Novecento, presenta al pubblico, in un percorso cronologico, oltre 90 dipinti provenienti dalle principali collezioni museali italiane
http://www.artemagazine.it/mostre/item/10042-al-museo-del-novecento-di-milano-la-retrospettiva-dedicata-a-filippo-de-pisis#gallery-9047

 

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Ultimo aggiornamento:  22-03-22